La decisione del Presidente russo Vladimir Putin di invadere l’Ucraina ha acceso i riflettori sulla forte dipendenza dell’Europa, e in particolare dell’Italia, dalle importazioni di gas russo. Di fronte alla necessità di ridurre la dipendenza con Mosca, anche azioni collettive, combinate a uno sviluppo accelerato delle rinnovabili, possono sostituire nell’arco di un anno l’equivalente del 50% delle importazioni di gas russo.
È quanto spiega in un report il think tank Ecco, secondo cui negli usi civili la riduzione di un grado di riscaldamento permette un risparmio di circa il 7% di gas. Questo senza considerare gli sprechi, visibili ovunque, degli usi del riscaldamento nelle abitazioni e nelle strutture pubbliche. È possibile – spiegano gli autori del report – attivare il risparmio attraverso la regolazione della stagione termica, ovvero anticipando la chiusura del riscaldamento e posticipando la sua riapertura, e riducendo le temperature di riscaldamento.
Anche lo smart working permette di attivare risparmi negli uffici pubblici e privati. La riduzione di 2°C delle temperature, quale misura per fronteggiare una situazione di emergenza, unita alla riduzione degli sprechi e a soluzioni di smart working, viene quantificata in un potenziale di risparmio del 15% rispetto ai consumi attuali, per un risparmio di circa 4 miliardi di metri cubi, più del doppio del potenziale promesso dalle nuove trivellazioni.
“Prima di invocare la corsa a nuove infrastrutture e nuovo gas, occorre dare massima priorità a tutte le alternative al gas e allo sfruttamento delle infrastrutture esistenti” si legge nel report, che invita ad un consumo responsabile di energia, a tutti i livelli e da parte di tutti, affiancata da un’accelerazione delle rinnovabili. “L’incremento di gas nazionale non rappresenta una soluzione né impattante né sostenibile. L’incremento di meno di 2 miliardi di metri cubi all’anno, previsto dal piano del Governo, corrisponde al 6% delle importazioni di gas russo, ha costi di estrazione molto più elevati e richiede un ingente intervento fiscale a carico di tutti per calmierare i prezzi”.
Da azione collettiva, risparmi per 14,5 miliardi di euro l’anno
Un’azione collettiva e determinata deve ambire a ridurre il consumo di gas di circa 15 miliardi di metri cubi nel corso dell’anno, equivalente a un risparmio di 14,5 miliardi di euro l’anno sulle importazioni russe a costi attuali. Facendo leva in parallelo sul pieno fruttamento delle infrastrutture a gas esistenti, l’Italia riuscirebbe a gestire l’interruzione del gas russo nel corso dell’anno.
Senza contare – si legge ancora – che le misure di autoriduzione del risparmio e le regole per la riduzione dei consumi di calore ed elettrici hanno un effetto immediato mentre l’adozione di nuove tecnologie richiede dai 6 ai 12 mesi. Il risparmio equivalente delle importazioni di gas russo risulterebbe di oltre il 50%, equivalente a un risparmio di 14,5 miliardi l’anno a costi correnti.
In generale, concludono, la promozione della cultura del risparmio deve avere la precedenza su tutto. Avere sterilizzato gli aumenti dei prezzi per tutti, anziché adottare una logica di protezione selettiva per le fasce più vulnerabili, ha indotto i consumatori a non modificare i propri atteggiamenti. È necessaria una campagna di informazione circa il valore del risparmio energetico. Negli anni ‘70, l’Italia ha reagito alla crisi energetica attivando i potenziali di risparmi e indirizzandosi all’efficienza energetica. Ancora oggi beneficiamo delle scelte di quegli anni. In parallelo e in termini di policy, sarebbe opportuno introdurre un sistema tariffario che garantisca un accesso sostenibile, anche economicamente, a un primo scaglione di consumi e che introduca maggiori oneri, superata una soglia “sociale” di consumi.