Israele ha raccolto la cifra record di 8 miliardi di dollari, ben oltre le attese del mercato, nella sua prima vendita di obbligazioni internazionali dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre. Tutto questo mentre il parlamento israeliano dovrebbe approvare nelle prossime settimane un bilancio statale modificato per il 2024, con decine di miliardi di spesa aggiuntiva per finanziare la guerra, con un aumento del deficit di bilancio al 6,6% del prodotto interno lordo dal precedente 2,25%.
“Avendo bisogno di fondi aggiuntivi per coprire il crescente deficit di bilancio dovuto alla guerra contro il gruppo islamista palestinese, Israele ha venduto 2 miliardi di dollari di obbligazioni quinquennali e 3 miliardi di dollari di obbligazioni decennali e trentennali” ha dichiarato il Ministero delle Finanze.
Israele, domanda record per i titoli di Stato
La domanda per l’offerta denominata in dollari lanciata martedì ha raggiunto i 38 miliardi di dollari, la più alta mai registrata per un’emissione di debito internazionale israeliano. Circa 400 investitori provenienti da 36 Paesi hanno partecipato, ha dichiarato il Ministero, sottolineando che l’emissione consentirà di ridurre i costi di finanziamento.
Il ragioniere generale del ministero delle finanze, Yali Rothenberg ha sottolineato che i risultati hanno mostrato una ” fiducia senza precedenti nell’economia israeliana da parte dei maggiori investitori internazionali”. Tuttavia, ha aggiunto Rothenberg, la maggior parte della raccolta del debito israeliano avverrà in shekel sui mercati locali, dove la domanda di aste obbligazionarie da parte degli investitori istituzionali è stata robusta.
Israele pagherà 135 punti base rispetto agli analoghi Treasury statunitensi a 5 anni, 145 punti base rispetto ai Treasury a 10 anni e 175 punti base rispetto ai titoli statunitensi a 30 anni – circa 25-30 punti base in meno rispetto alle indicazioni iniziali.
I titoli quinquennali statunitensi rendono attualmente il 4,15%, i Treasury decennali il 4,16% e i titoli trentennali il 4,30%.
La bocciatura di Moody’s
Sebbene la maggior parte delle obbligazioni israeliane e quelle emesse dalle sue grandi aziende abbiano recuperato in termini di prezzo rispetto alle svendite successive all’attacco di ottobre, l’impatto rimane sostanziale. Negli ultimi sei mesi, i titoli di Stato hanno sottoperformato di poco più di 10 punti percentuali l’indice obbligazionario globale dei mercati emergenti più seguito e il mese scorso Moody’s ha tagliato il rating creditizio del Paese con previsione per il futuro (outlook) “negativa”.
Quella dell’agenzia di rating è stata una decisione eclatante. È la prima volta dal 1998, da quando il Paese ha iniziato ad essere valutato dalle agenzie internazionali.
Nel primo declassamento mai registrato per Israele, Moody’s ha abbassato il rating del paese a A2 da A1 con outlook negativo. Il downgrade è stato legato alla guerra con Hamas e alle sue conseguenze che aumentano i rischi politici per Israele e ne indeboliscono le istituzioni esecutive e legislative.
“Anche se i combattimenti a Gaza potrebbero diminuire in intensità, non c’è al momento nessun accordo per mettere fine in modo durevole alle ostilità e nessun accordo su un piano di più lungo termine che possa ripristinare ed eventualmente rafforzare la sicurezza in Israele. Questo contesto di sicurezza indebolito implica rischi sociali più alti”, avevano messo in evidenza gli analisti Moody’s lo scorso febbraio.