Economia

La Cina perde appeal e le big bank occidentali passano ai licenziamenti

Il mercato cinese perde appeal agli occhi delle banche di investimento occidentali, che procedono spedite nel ridimensionamento dei posti di lavoro. Nel 2023, si legge in un articolo del Financial Times, le sette divisioni delle principali banche occidentali (Goldman Sachs, Morgan Stanley, Credit Suisse, Deutsche Bank, HSBC, Jp Morgan, UBS), per effetti di un ridimensionamento dei ricavi, hanno tagliato i posti di lavoro su base annuale del 13%, portando il totale degli impiegati a 1.781.

Le cause

La colpa è del rallentamento dell’attività dei mercati dei capitali cinesi per effetto di una prolungata debolezza del settore immobiliare e dalle conseguenze delle crescenti tensioni geopolitiche tra Washington e Pechino.

“Le banche d’investimento occidentali si trovano in un circolo vizioso”, ha dichiarato Han Lin, direttore nazionale per la Cina della società di consulenza The Asia Group. “Un flusso di transazioni debole significa meno investimenti”.

Tutto questo è avvenuto in un contesto – si legge nell’articolo del quotidiano inglese – in cui le banche hanno eliminato, a livelli globale, più di 60.000 posti di lavoro nel 2023.

Jp Morgan: “attività a picco”

I tagli in Cina contrastano tuttavia con le precedenti speranze che l’attività nel Paese continuasse a crescere anche se rallentata altrove. Ma le cose non sono andate nel verso giusto, e le banche a questo punto sembrano aver perso la pazienza. Soprattutto in presenza di altri mercati asiatici, India in testa, ben più premettenti.

A proposito della Cina, lo scorso maggio, Jamie Dimon, amministratore delegato di JPMorgan, aveva dichiarato che, negli ultimi anni, parte delle attività di investment banking in Cina erano ” precipitate”, evidenziando le sfide che le istituzioni finanziarie occidentali devono affrontare nel settore dell’investment banking del Paese asiatico.