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Mercati, Wall Street è davvero a rischio bolla?

Dopo gli ultimi record segnati dal mercato azionario americano, sono in molti a chiedersi se siamo di fronte ad una nuova bolla. La storia dice di no. Ma i pessimisti sostengono un’altra tesi.

Cosa dice la storia

A partire dal 1974, nei tre anni che hanno preceduto i picchi della bolla – spiega un’analisi di DataTrek pubblicata su MarketWatch –  gli indici del mercato statunitense hanno segnato aumenti del 100% o più, in pratica hanno raddoppiato il valore. È successo prima del crollo del 19 ottobre 1987 , noto come “Lunedì Nero”, quando il Dow Jones perse il 22,6% in un solo giorno, mentre lo S&P 500 superò il 20% di perdite, ma anche nel 2000 con lo scoppio della bolla delle dot-com e persino dopo il picco post-COVID-19 del gennaio 2022.

L’ultimo rally ha tutt’altre dimensioni. Nonostante la corsa senza freni delle azioni negli ultimi tre anni, la performance dell’S&P 500 è stata relativamente modesta. L’indice è salito del 31%, una percentuale leggermente superiore al rendimento medio triennale del 29%. Ciò significa che, se la storia si ripete, gli investitori possono dormire sonni tranquilli. Per ora non si può parlare di  “rischio bolla” – hanno spiegato gli esperti di DataTrek- anche se non è da escludere un ridimensionamento dei prezzi attuali.

Cosa dicono i pessimisti

Premesso che le performance passate non garantiscono rendimenti futuri, gli investitori scettici hanno diversi motivi per dirsi cauti sul futuro della Borsa Usa. Primo fra tutti, la forte concentrazione dei player che hanno sostenuto il rally: nell’ultimo anno, l’avanzata del mercato è dipesa, in larga misura, da una manciata di aziende di grandi dimensioni, tra cui megacap del calibro di Nvidia Corp.

Sebbene queste società abbiano impressionato gli investitori con i loro utili e le previsioni sui prossimi trimestri, secondo Torsten Slok, capo economista di Apollo Global Management, la valutazione media delle 10 maggiori società dello S&P 500 è al momento superiore a quella del picco della bolla delle dot-com, sulla base delle aspettative di guadagno degli analisti a un anno di distanza.

Una recente analisi di Deutsche Bank sottolinea che, ai livelli attuali, le cinque maggiori società statunitensi – Apple Inc. (AAPL), Microsoft Corp. (MSFT), Nvidia Corp., Amazon.com Inc. (AMZN) e Alphabet Inc. (GOOG) (GOOGL) – rappresentano oggi il 25% del valore di mercato dell’indice. Mai si era verificata una concentrazione così alta dagli anni Settanta.

I record recenti della Borsa Usa

Sul fronte degli indici, ricordiamo che l‘S&P 500 ha iniziato bene il 2024, guadagnando il 6,4%, che si aggiunge al + 24% del 2023. Ieri il benchmark Usa l’indice ha chiuso a 5.078 punti, sfiorando un nuovo record. Il Nasdaq Composite, indice su cui pesa ancora di più il settore tech, ha guadagnato un ulteriore 6,9% quest’anno dopo essere salito di oltre il 43% nel 2023.  In tutto questo non va dimenticata l’euforia intorno alle criptovalute con il bitcoin ha sfondato il muro dei 57 mila dollari, raggiungendo i massimi dal 2021.