Conti correnti

PODCAST: Conti correnti sotto la lente del Fisco: i movimenti ora considerati sospetti

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Un bonifico fatto da un familiare può essere un’operazione del tutto innocua ma non agli occhi del Fisco. I movimenti sul conto corrente sono quelli più soggetti a controllo da parte dell’Agenzia delle entrate. Per questo conoscere i comportamenti più a rischio accertamento è importante per evitare spiacevoli situazioni.

 

Conti correnti: i possibili controlli del Fisco

Dal 1° luglio 2020 il governo ha modificato la soglia di utilizzo del contante per i pagamenti, fissando il limite a 1.999,99 euro. La norma è valida per tutti quindi anche se un genitore volesse donare somme in contanti al figlio, potrà usare contanti solo fino a 2mila euro. Superato questo tetto, occorrerà utilizzare strumenti di pagamento tracciabili quali bonifico, carta di debito o di credito.

La legge non prevede alcuna limitazione nei versamenti sul conto di contanti nè ai bonifici che si possono ricevere. Il fatto è che poi il Fisco può controllare e chiedere da dove provengono questi soldi.

Così sott’occhio finiscono i versamenti su carte di credito ricaricabili, prodotti assicurativi, conti deposito o investimenti. È ritenuto sospetto anche l’atteggiamento di coloro che accumulano denaro sul conto corrente ma non prelevano nulla, presumendo che in questo caso la sussistenza venga garantita dal contante ricevuto da lavoro in nero.

Generalmente a far scattare l’allarme del Fisco saranno quelle operazioni che muovono importi superiori ai 5.000 euro. Si ricorda poi che il Fisco può controllare il conto corrente dei contribuenti tramite il modello ISEE.
Dal 1° gennaio 2020 difatti, con l’avvio della DSU precompilata in via sperimentale, sono partiti i controlli sui conti correnti dichiarati dai contribuenti. Nello specifico, il mirino del Fisco è puntato su saldo e giacenza media di conti correnti, libretti postali e depositi.