Ascolta il Podcast di Wall Street Italia che illustra le possibili riforme del sistema pensionistico italiano allo studio del governo Draghi.
Che la riforma previdenziale sia una priorità del nuovo Governo Draghi è sicuro ma ad oggi come il nuovo Esecutivo voglia cambiare il sistema delle pensioni in Italia non è dato sapere con certezza.
Tante le ipotesi che sono circolate nelle ultime settimane, con i sindacati che hanno avanzato le loro idee per mandare in soffitta quota 100, l’anticipo pensionistico introdotto dal dall’ex governo giallo-verde (M5S e Lega) che permette di accedere alle pensioni al raggiungimento di almeno 62 anni d’età e 38 di contributi.
Finita la fase sperimentale, Quota 100 andrà definitivamente in pensione. E al suo posto? Secondo ricostruzioni di stampa, le strade percorribili dall’esecutivo dell’ ex numero uno della Bce, Mario Draghi sono da una parte Quota 41 e dall’altra Quota 102. Vediamo cosa significano.
Partendo da Quota 41, al momento l’ipotesi più quotata e – apparentemente – più apprezzata anche dai sindacati, prevede la possibilità di pensionamento una volta raggiunti i 41 anni di contributi, per tutti i tipi di lavori.
Quota 102 invece consentirebbe di uscire dal mondo del lavoro al compimento di 64 anni con 38 anni di contributi. Rimarrebbe poi da stabilire il taglio dell’assegno che verrebbe incassato fino alla naturale scadenza fissata a 67 anni.
Spunta poi, anche se meno sostenuta rispetto alle prime due, anche Quota 92 ma solo per i lavori usuranti.