Il protezionismo di Donald Trump non fa dormire sonni tranquilli alla Federal Reserve. “I dazi restano fonte di preoccupazione per i gruppi manifatturieri anche se la maggior parte dei distretti [in cui opera la Federal Reserve] hanno continuato a registrare una crescita moderata del settore” si legge nel rapporto della banca centrale Usa Beige Book, elaborato ogni sei settimane sulla base delle informazioni raccolte tra metà ottobre e il 26 novembre scorsi nei 12 distretti.
In particolare, l’istituto di politica monetaria cita le tariffe nel settore agricolo come causa di una “domanda frenata” (la Cina da luglio impone dazi del 25% sulla soia americana). Le tariffe doganali sono citate insieme al rialzo dei tassi di interesse tra le fonti di una “incertezza crescente”.
Nel frattempo, la Fed conferma che, nel periodo in considerazione, l’economia statunitense ha continuato a espandersi a un passo tra il “modesto” e il “moderato”.
L’espansione c’è stata nella gran parte dei distretti anche se in quelli di Dallas (Texas) e Filadelfia (Pennsylvania) c’è stata una crescita più lenta di quella delle sei settimane precedenti. Nei distretti di St. Louis (Missouri) e Kansas City (Kansas) la crescita è stata solo lieve.
Le spese dei consumatori sono state costanti con le vendite al dettaglio apparentemente più deboli e quelle di auto (specialmente quelle usate) migliorate. Quanto ai prezzi sono aumentati a passo “modesto” nella maggior parte dei distretti mentre i salari sono cresciuti a passo tra “modesto” e “moderato”, nello specifico nella fascia più alta di questo intervallo.