NEW YORK (WSI) – Gli americani sono, a dir poco, allibiti. E sempre più increduli rispetto all’atteggiamento tranquillo che i leader politici europei mostrano di avere riguardo alla situazione in cui versa l’Europa.
Ottimismo sulla fine della crisi dei debiti sovrani, rassicurazioni continue sul fatto che il peggio è passato. Manca solo che venga stappato lo spumante. Per non parlare del caso Saccomanni, ripreso da Wall Street Italia.
Il ministro dell’economia è arrivato a dire che in Italia la recessione è finita. Ma sulla base di quali numeri? Idem nel resto dell’Europa: i leader mostrano una sicurezza eccessiva. Colpo di sole collettivo?
Vacationing while Europe sinks, ovvero andare in vacanza mentre l’Europa affonda. E’ questa la percezione di New York, guardando all’Eurozona. Altro che di ottimismo.
L’opinione pubblicata sul New York Times porta la firma di William R. Rhodes, ex vice presidente senior di Citigroup, ora direttore generale e amministratore delegato di William R. Rhodes Global Advisors, e autore di “Banker of the World: Leadership Lessons from the Front Lines of Global Finance”.
Rhodes mette in evidenza come i leader politici e i funzionari senior della Commissione europea siano tutti pronti a fare le valigie e a partire per andare in vacanza, “apparentemente fiduciosi sul fatto che la Bce vigilerà contro eventuali sorprese che potrebbero presentarsi ad agosto, e con la speranza che le elezioni tedesche di settembre saranno seguite da un’ondata di generosità (da parte della Germania) che ripristinerà la stabilità economica dell’area” dell’Eurozona.
Di qui, la reazione attonita degli Stati Uniti. D’altronde, “l’ultimo report sulle condizioni dell’Eurozona del Fondo Monetario Internazionale dovrebbe essere interpretato come un campanello d’allarme”. Il report identifica le cause della debolezza della crescita con “la persistente frammentazione dei mercati finanziari, i deboli bilanci delle banche, la domanda bassa, l’incertezza e la debolezza strutturale, tutti elementi che si rafforzano reciprocamente e che contribuiscono alla contrazione dell’attività reale”.
La sfida della crescita è dunque titanica e, secondo l’ex dirigente di Cititroup, “la fiducia degli investitori, quasi certamente, scenderà ulteriormente. Non solo non c’è alcuna prova del rafforzamento della competitività in alcuni paesi tra i più colpiti dalla crisi, ma anche diverse economie dell’Eurozona che stavano riportando una buona performance stanno scoprendo che mantenere la crescita è un compito sempre più difficile”. Esiste poi la ripresa anemica del resto del mondo, che mette a rischio le prospettive delle esportazioni dell’Eurozona.
In tutto questo, non mancano le notizie su casi di instabilità politica, snocciolate quotidianamente, che arrivano da Roma, Madrid, Dublino, Atene, Lisbona e Parigi. In particolare, “la debole coalizione italiana di governo potrebbe crollare in ogni momento, a causa delle sfide politiche”.
E il problema è che, in generale, “le autorità dell’Eurozona hanno ripetutamente sottovalutato i rischi della crisi. Hanno promosso misure di austerity senza riconoscere l’impatto che queste avrebbero avuto sulla disoccupazione. Hanno ignorato gli avvertimenti sulla probabilità di un contagio all’inizio del 2012, in un momento in cui avrebbero dovuto agire invece subito per negoziare la ristrutturaziuone del debito, che non è avvenuta fino al 2012. Ora, è essenziale che si proceda a una ulteriore ristrutturazione del debito greco, ma per l’ennesima volta i funzionari dell’Eurozona non sembrano disposti a considerare tale opzione in modo tempestivo”.
Altro che sdraiarsi sul lettino per prendere il sole, o fare escursioni in montagna, a seconda delle preferenze. “Invece di andare in avanza, i leader dell’Eurozona dovrebbero lavoraere insieme per raggiungere accordi che migliorino la supervisione del sistema finanziario attraverso una Unione bancaria robusta; dovrebbero rafforzare i meccanismi che hanno posto in essere per fornire il credito essenziale ai paesi in difficoltà ; dovrebbero tornare a riflettere su un patto fiscale che impegni tutti i governi alla stabilità dei budget”.
In una situazione in cui prima o poi la Bce scoprirà che iniettare nuova liquidità non sarà sufficiente a evitare il peggioramento delle condizioni economiche, “più i leader europei aspetteranno, più si troveranno a far fronte a problemi che cresceranno sempre di più, fino a scatenare gravi shock al sistema“.