Sostenibili e senza rischi di greenwashing. Le polizze Ibips (Insurance Based Investment Products), quindi prodotti di investimento assicurativo con caratteristiche Esg, passano l’esame dell’Ivass, l’Autorithy di controllo sulle assicurazioni, che ha acceso i fari su 106 prodotti classificate come sostenibili, per oltre 1,1 milioni di contratti e una raccolta premi di circa 48,8 miliardi di euro dall’inizio della commercializzazione. L’indagine ha coinvolto 18 compagnie di assicurazione, da cui sono state acquisite una serie di informazioni quali-quantitative legate al tema della sostenibilità, che hanno consentito di ottenere una interessante fotografia di come il mercato italiano si sta muovendo nell’offerta di prodotti “sostenibili”, consentendo altresì di far emergere alcuni aspetti meritevoli di approfondimento.
Ivass: il 92% delle polizze “light green”
Dall’analisi è emerso in particolare che l’offerta di prodotti sostenibili nel mercato italiano è piuttosto ampia e riguarda principalmente prodotti cd. multiramo, l’asset allocation degli investimenti è basata principalmente su fondi esterni (OICR), e che, in generale, le compagnie hanno integrato le tematiche legate alla sostenibilità all’interno delle policies in materia di Governo e Controllo dei prodotti assicurativi – Product Oversight Governance (POG) – e nelle proprie politiche distributive. L’indagine mirava anche ad intercettare possibili ipotesi del c.d. greenwashing. In ambito assicurativo – spiega l’Ivass – il greenwashing può essere definito come una pratica in cui le affermazioni, le dichiarazioni, le azioni o le comunicazioni relative alla sostenibilità non riflettono in modo chiaro ed equo il profilo di sostenibilità sottostante un’entità, una polizza o un servizio finanziario.
Da quanto emerso, il 92% delle polizze segnalate sono classificate “light green” (politiche di investimento che promuovono caratteristiche ambientali o sociali) mentre non sono state comunicate polizze classificate “dark green” (la sostenibilità è obiettivo della politica di investimento).
Le compagnie ricorrono a società esterne per la selezione degli investimenti con caratteristiche di sostenibilità, le quali hanno propri rating ma non risulta esservi un rating costruito secondo metriche condivise.
L’Ivass nota come le compagnie non abbiano creato prodotti sostenibili ad hoc ma hanno integrato le tematiche legate alla sostenibilità all’interno delle policies e nelle proprie politiche distributive.
Non sono emersi casi evidenti di greenwashing dal lato dei prodotti. Solo in 1 caso è emerso un rischio di potenziale greenwashing per il tenore della domanda posta al cliente che consente al distributore di proporre al cliente qualunque polizza presente a catalogo.
Risultati in pillole
- Sono state segnalate 106 polizze classificate “sostenibili”, per oltre 1,1 milioni di contratti e una raccolta premi di circa 48,8 miliardi di euro dall’inizio della commercializzazione
- il 92% delle polizze segnalate sono classificate “light green”
- non sono state comunicate polizze classificate “dark green”
- la maggior parte delle polizze sostenibili è di tipo cd. multiramo (45% del campione), poi unit-linked (29%) e rivalutabili (25%)
- le compagnie ricorrono a società esterne per la selezione degli investimenti con caratteristiche di sostenibilità, le quali hanno propri rating ma non risulta esservi un rating costruito secondo metriche condivise.
- le compagnie non hanno creato prodotti sostenibili ad hoc ma hanno integrato le tematiche legate alla sostenibilità all’interno delle policies POG e nelle proprie politiche distributive.
- le imprese hanno rivisto l’asset allocation degli investimenti delle polizze per inserire asset conformi alla normativa ESG, prediligendo fondi esterni (OICR).
- non sono emersi casi evidenti di greenwashing dal lato dei prodotti
- solo in 1 caso è emerso un rischio di potenziale greenwashing per il tenore della domanda posta al cliente che consente al distributore di proporre al cliente qualunque polizza presente a catalogo.