Economia

Polizze vita, la grande fuga penalizza banche e consulenti finanziari

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Le banche e i consulenti finanziari sono le principali vittime della fuga dalle polizze vita che si sta registrando da inizio anno, mentre le reti degli agenti tentano di parare il colpo. Il dato emerge dall’ultimo Rapporto sulla Stabilità Finanziaria pubblicato da Banca d’Italia che include il settore assicurativo.

L’alta inflazione e il rapido rialzo della curva dei tassi di interesse privi di rischio si sono riflessi sull’indice di solvibilità medio delle compagnie italiane, che fra giugno e dicembre del 2022 è sceso dal 257 al 249 per cento, rimanendo comunque su livelli elevati, prossimi alla media europea (261% a settembre del 2022). Una flessione che è stata guidata dall’incremento del requisito patrimoniale, riconducibile all’aumentata esposizione ai rischi di tasso d’interesse e di estinzione anticipata dei contratti vita. Secondo simulazioni dell’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (Ivass), che utilizzano scenari in linea con gli shock degli stress test bancari attualmente condotti dall’Autorità bancaria europea (European Banking Authority, EBA) e dalla BCE20, ulteriori rialzi della curva dei tassi potrebbero comportare per il comparto Vita un calo medio dei fondi propri del 7 per cento, spiegano da Banca d’Italia, dove aggiungono che i riscatti hanno accelerato nella prima parte del 2023.

Nelle banche il rapporto tra riscatti e premi delle polizze vita è schizzato al 119%

Del resto l’accelerazione dei deflussi era già emersa dai dati pubblicati da Ania nei giorni scorsi, con una raccolta negativa che a febbraio era stata di 1,6 miliardi dopo i deflussi di 700 milioni di gennaio. I dati di Bankitalia sono però aggiornati a fine marzo e mostrano che i riscatti nel terzo mese dell’anno hanno accelerato, in particolare per le compagnie che distribuiscono le loro polizze vita tramite banche e consulenti finanziari. Lo studio sulla stabilità finanziaria evidenzia in particolare che il rapporto tra riscatti e premi, a fine marzo, aveva raggiunto l’83% rispetto al 53% di marzo dello scorso anno, sia per l’incremento del 57% dei riscatti sia per il calo del 4% dei premi. E il fenomeno è particolarmente evidente negli sportelli bancari e tra i consulenti finanziari dove il rapporto, a fine marzo, era schizzato al 119%. In pratica nelle filiali e tra le reti di consulenti le chiusure anticipate dei contratti Vita hanno abbondantemente superato i premi mentre le agenzie di assicurazioni e le Poste tengono, con un rapporto pari circa al 50%.

In negativo il roe Vita (-6%). Danni in calo al 5%

Il deciso incremento delle estinzioni anticipate dei contratti Vita, osservato nel mercato italiano a partire dalla seconda metà del 2022, è dovuto a scelte dei contraenti sia per maggiori esigenze di liquidità generate dal modificato quadro macroeconomico (soprattutto l’iperinflazione), sia per la ricerca di alternative più profittevoli rispetto ai prodotti di investimento assicurativo che accusano minusvalenze”, chiarisce il rapporto.

Infatti “la crescita dei rendimenti delle obbligazioni osservata nel secondo semestre del 2022 a seguito del cambio di indirizzo della politica monetaria ha generato un saldo netto negativo tra plusvalenze e minusvalenze non realizzate sugli investimenti delle compagnie. Lo scorso marzo le minusvalenze nette erano pari a 31 miliardi di euro, in riduzione rispetto ai 52 della fine del 2022; l’impatto ha riguardato in prevalenza le compagnie che operano nei rami vita. L’accumularsi di minusvalenze nette non realizzate sugli investimenti in portafoglio ha connotato in particolare la crisi della compagnia Eurovita, che si colloca tuttavia in un quadro caratterizzato da ulteriori e specifiche debolezze strutturali (in particolare, inadeguata gestione dei rischi, limitata dotazione patrimoniale, disimpegno degli azionisti)”, conferma Banca d’Italia.

Un trend che ha provocato la contrazione della redditività del settore, in particolare nel Vita, che nel 2022 ha registrato un ROE (return on equity) negativo del 6%, osservano ancora da Bankitalia. Ma pure nel Danni le cose non vanno benissimo. A causa dell’aumento del costo dei sinistri per l’inflazione la redditività si è ridotta di 5 punti percentuali, scendendo a ridosso del 5%, nonostante, in questo caso, ci sia stato un aumento dei premi.

Gli indicatori di mercato ad aprile”, conclude il report di Banca d’Italia, “mostrano per il settore assicurativo corsi azionari e attese di utili comunque in crescita”.