C’è chi se l’è presa con la Consob e la Banca d’Italia, chi con l’ex presidente Gianni Zonin e l’ha chiamato “un omicidio di Stato”; è stata tanta la rabbia al funerale di Antonio Bedin, pensionato veneto morto suicida dopo aver perso 300-400mila euro investiti in azioni della Pop Vicenza. Dietro alle manovre di aggiustamento imposte dai numeri asettici dei bilanci bancari, sono stati immolati i risparmi, quando non le vite stesse di molti risparmiatori non adeguatamente informati sulle pratiche del proprio istituto. Al funerale di Bedin, svoltosi sabato a Montebello, la politica, invitata da più parti è stata quasi assente: c’era solo il consigliere regionale pentastellato Jacopo Berti, presente “in forma privata”.
“Stiamo rappresentando 200mila famiglie unite dalla tragedia. Dobbiamo impegnarci per la giustizia, perché il governo sappia cosa sta succedendo in questo nostro Veneto”, ha detto nella sua omelia don Enrico Torta. In assenza di giustizia, però, regnano ancora la frustrazione e la rabbia, e quando non sono dirette al governo, lo sono all’uomo che era al vertice di Pop Vicenza. Una villa di Gianni Zonin si trova a 500 metri dalla chiesa nella quale si sono celebrate le esequie; un gruppo di protesta di circa 250 persone ha tenuto un sit-in proprio lì davanti, al grido di “ladro, ladro”.
Zonin è indagato assieme a cinque manager per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza: le azioni della banca, che poi avrebbe polverizzato il valore delle sue quote societarie, erano propinate alla clientela con disinvoltura. Comprarle poteva agevolare i prestiti, tramite uno scambio fraudolento. Le azioni che valevano 62,5 euro ora costano dieci centesimi.
Per Renato Bertelle, presidente dell’Associazione nazionale azionisti della Pop Vicenza, i funerali di Bedin erano l’occasione “per dare un segnale alla politica affinché faccia in modo che non si ripetano i delitti commessi dagli amministratori della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca e sia con noi per sollecitare la magistratura”.