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Fusione Pop Vicenza e Veneto Banca. Alert: dipendenti non carne macello

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Prosegue la fase di aggregazione tra le banche italiane, che puntano a unire le loro forze in un momento caratterizzato da profonde incognite e in cui inizia a vacillare anche la fiducia verso il ruolo salvifico del fondo Atlante. Dopo le nozze tra BPM e Banco Popolare, si guarda alla prossima fusione, che dovrebbe interessare Pop Vicenza e Veneto Banca. Una conferma in tal senso è arrivata in giornata da Beniamino Anselmi, presidente di Veneto Banca.

Anselmi ha parlato alla fine di una riunione che si è tenuta presso lo studio legale Orrick a Milano, con i vertici della Popolare di Vicenza e dello stesso Fondo Atlante, che controlla le due banche. Nell’incontro, presenti anche gli advisor di Boston Consulting Group. Così ha risposto alla domanda se sia stato avviato un percorso di avvicinamento tra i due istituti:

Assolutamente sì. Noi ci vogliamo sempre bene, noi siamo disponibilissimi a qualsiasi cosa, siamo laici e aperti a tutto, ma oggi non abbiamo deciso niente”.

Simile la dichiarazione di Salvatore Bragantini, vicepresidente della Popolare di Vicenza, che ha affermato che “è assodato” che siano stati avviati contatti per la fusione, aggiungendo: “Non smentirò mai Anselmi, Anselmi ha detto bene”.

Non altrettanto pacate sono state le dichiarazioni arrivate nel pomeriggio da Uilca, che si è riferita anche alle parole recentemente proferite dal presidente di Pop Vicenza Gianni Mion lo scorso 26 ottobre, che hanno preannunciato tagli fino a 1.500 unità, facendo tremare i dipendenti.

La Uilca ha avvertito che i dipendenti della Banca Popolare di Vicenza “non saranno carne da macello della fusione” con Veneto Banca. Nella nota si legge:

“Dopo le sconcertanti dichiarazioni del presidente Mion sugli esuberi di personale in Bpvi, cui abbiamo risposto immediatamente con fermezza, riscontriamo oggi una presa di posizione opposta da parte dei vertici di Veneto Banca. Ci domandiamo se la proprietà Atlante voglia fare figli e figliastri e se sia in grado di gestire questa schizofrenia verbale dei vertici dei due istituti bancari veneti. Per quanto ci riguarda non accetteremo di far pagare ai dipendenti del gruppo Popolare di Vicenza tali astruse scelte manageriali, ivi compresa una fusione fra i due istituti laddove si tengano linee difformi nella gestione di eventuali esuberi peraltro mai definiti in un Piano Industriale”. Ancora: “Se il management Bpvi è di tale spessore allora lasci il campo a chi veramente persegua il rilancio della nostra Banca e garantisca un futuro per i dipendenti e le loro famiglie. Non accetteremo un trattamento diverso da Veneto Banca e non saremo carne da macello nell’ambito di una utopica fusione e saremo pronti a combattere in ogni sede e con ogni mezzo a disposizione perché venga riconosciuta la tutela della professionalità e dell’occupazione in Bpvi”.

La Uilca – (UIL Credito, Esattorie e Assicurazioni), organizzazione sindacale della UIL che riunisce i lavoratori che operano nel settore del credito, finanziario, delle concessionarie esattoriali e delle assicurazioni – aveva chiesto due giorni fa la testa di Mion:

Chi parla con tale leggerezza di esuberi di personale, oltre quelli gestibili con gli strumenti del contratto, di fatto parlando senza pudore di licenziamenti, non è degno di essere il presidente della Banca Popolare di Vicenza con 150 anni di storia. Per salvare la faccia può solo rassegnare le sue dimissioni al primo cda utile”. A Mion il sindacato aveva chiaramente consigliato: “se non é in grado di affrontare il deserto”, lasci il timone “della banca ad un vero banchiere che conosce il nostro mondo”