Una vera e propria beffa quella che stanno vivendo nelle ultime ore i risparmiatori che hanno visto andare in fumo anni e anni di denaro dopo il crac della banca Popolare di Vicenza e della sua cattiva gestione affidata all’imprenditore viticolo Gianni Zonin.
Il procuratore di Vicenza Antonino Cappellari durante l’audizione alla Commissione d’inchiesta sulle banche presieduta da Pier Ferdinando Casini ammette amaramente che oramai non c’è speranza di sequestrare i beni all’ex presidente Gianni Zonin e gli altri manager. Inoltre, beffa delle beffe, lo smembramento dell’istituto, diviso in bad e good company, toglie risorse disponibili per i rimborsi ai risparmiatori che finiranno con un pugno di mosche.
Nella sua indagine il procuratore Cappellari chiarisce che gli ex vertici della banca avevano creato un ristretto gruppo di comando dal quale stavano fuori gli altri consiglieri e sindaci e hanno fuorviato e nascosto i documenti agli ispettori di Banca d’Italia che non potevano acquisire i documenti sulle azioni ‘baciate’ o gli altri trucchi inventati a Vicenza per far salire il valore delle azioni e il patrimonio.
Sarà poi nel 2015 che le operazioni baciate emergeranno a seguito di un’ispezione della Bce insieme a Bankitalia. Il deus ex machina era Zonin che aveva costituito una rete di relazione assumendo o dando incarichi a ex pubblici ufficiali o esponenti della vigilanza in quella che il senatore Bruno Tabacci ha chiamato ‘cattura dei controllori‘. Gli altri consiglieri scelti in quanto ‘esponenti del territorio’, poco sapevano di banca e quindi delegavano consapevolmente a Zonin e al dg Sorato la guida della banca.
Tra i pubblici ufficiali coinvolti figurano dirigenti e funzionari della Banca d’Italia, tra cui Gianandrea Falchi, esponenti della Gdf, dell’amministrazione dello Stato e l’ex procuratore di Vicenza Antonio Fojadelli nominato nel cda di una controllata dopo il suo pensionamento.
Cappelleri ha menzionato la sua richiesta di sequestrare 104 milioni a Gianni Zonin per ostacolo alla vigilanza della Consob ma ha ricordato che la Procura da lui guidata “non ha più strumenti concreti ed efficaci per effettuare” questo genere di operazioni perché la liquidazione “ha svuotato la banca di qualsiasi sostanza”.