L’ex presidente della Banca Popolare di Vicenza, Gianni Zonin, è stato condannato in primo grado a 6 anni e 6 mesi nell’ambito del processo agli ex vertici dell’istituto di credito finito in dissesto. Rivista al ribasso la pena di 10 anni chiesta dai pm. I reati contestati erano di falso in prospetto, ostacolo alla vigilanza e aggiotaggio.
La sentenza del Tribunale di Vicenza, emessa il 19 marzo, conferma in larga parte le responsabilità dell’amministrazione di Pop Vicenza nel crac, dopo quattro anni di indagini, due di dibattimento e 116 udienze.
Ora, però, a incombere è lo spettro della prescrizione. Insieme a Zonin sono stati condannati anche altri tre manager. A Emanuele Giustini (6 anni e 3 mesi), Andrea Piazzetta e Paolo Marin (6 anni), ai quali sono contestati a vario titolo i reati di aggiotaggio, ostacolo agli organismi di vigilanza e falso in prospetto.
Sono stati assolti invece Massimiliano Pellegrini e l’ex consigliere d’amministrazione ed ex presidente di Confindustria Vicenza, Giuseppe Zigliotto.
A favore delle parti civili il tribunale ha disposto una provvisionale quantificata nel 5% dell’importo nominale del valore delle obbligazioni o delle azioni acquistate, così come risulta dall’atto di costituzione, ma in ogni caso non superiore ai 20.000 euro per ciascuna parte civile.
Gianni Zonin assente in aula
La camera di consiglio del processo era iniziata intorno alle ore 14 di giovedì. Ad ascoltare in aula l’esito del processo, pronunciato dalla presidente Deborah De Stefano, era assente lo stesso Zonin, vero padrone della banca finita successivamente al centro di un complesso schema di salvataggio.
La presidente ha ringraziato magistrati, avvocati, cancellieri e gli imputati, per essersi “sottoposti con schiettezza e lealtà al processo, in un contesto ambientale di certo sfavorevole”. Un processo che si è rivelato “lunghissimo, estenuante e dalle dimensioni titaniche”.
Le motivazioni della sentenza saranno rese note fra 90 giorni.
Nel frattempo i pm Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi continuano a indagare in un secondo filone che vede l’ex amministratore delegato della Banca Popolare di Vicenza, Samuele Sorato, sotto inchiesta per il reato di bancarotta.