VICENZA (WSI) – E alla fine è arrivato e il peggio tanto temuto si è avverato: parliamo del conto salato che dovranno pagare gli azionisti a causa della cattiva gestione della banca Popolare di Vicenza nelle mani di Guido Zonin, dimessosi lo scorso novembre a causa delle inchieste giudiziarie che lo hanno coinvolto e della situazione difficile in cui ha lasciato l’istituto vicentino.
Sono circa 117mila gli azionisti della Popolare di Vicenza che rimarranno con pochi spiccioli in mano. Una maxi svalutazione che in un batter d’occhio volatilizza i risparmi di molte famiglie e tanti imprenditori che avevano investito nell’istituto vicentino.
Il Cda della Popolare di Vicenza nella serata di martedì ha predisposto i documenti per l’assemblea del prossimo 5 marzo per la trasformazione in Spa, aumento di capitale e quotazione in Borsa. In primo luogo l’entità dell’aumento di capitale è aumentato da 1,5 a 1,7 miliardi di euro, visto il peggioramento dei conti dell’istituto e le svalutazioni maggiori rispetto a quelle del giugno scorso. Come si legge su Il Fatto Quotidiano:
“Tale aumento di capitale che dovrà essere approvato dalla banca prevede che 1,5 miliardi di euro siano destinati al ripristino dei coefficienti patrimoniali dell’istituto, 150 milioni al servizio della cosiddetta opzione di “sovrallocazione”, 38 milioni per l’emissione di “strumenti o diritti da assegnare agli azionisti con funzione di fidelizzazione” e 75 milioni di euro per l’emissione di “strumenti o diritti da assegnare agli azionisti con funzione di incentivazione”.
Ma il cda dell’istituto oggi guidato da Francesco Ioro ha comunicato anche che il capitale della banca è stato praticamente azzerato e dopo aver sottoscritto aumenti di capitale per centinaia di milioni a 62, 5 euro, oggi i soci vedono i loro titoli valutati in pratica il 90% in meno a 6,3 euro, con un taglio del’87% rispetto ai 48 euro fissati dall’istituto ad aprile scorso (a sua volta ridotto dai 62,5 euro precedenti)
E si tratta inoltre di soldi virtuali visto che anche chi non volesse aderire alla trasformazione della Pop in Spa non avrebbe possibilità di vedersi liquidare le sue azioni a 6,3 euro visto che è stato sospeso l’esercizio del diritto di recesso.
L’istituto vicentino infatti è avvalso della facoltà prevista dalla legge di riforma delle popolari, di poter limitare “in tutto e senza limiti di tempo”, alla luce del deficit patrimoniale, il rimborso, con fondi propri della banca, delle azioni rinveniente dell’eventuale esercizio del diritto di recesso. Come sottolinea il Cda, “il valore delle azioni è stato determinato in un contesto di assoluta eccezionalità, condizioni che generano aspetti di forte discontinuità rispetto al passato.