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“Porcellum” bocciato. Ora riforma legge elettorale poi urne

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ROMA (WSI) – Era un sistema proporzionale con liste bloccate e drogato da un super premio di maggioranza. Il cosiddetto Porcellum è stato giudicato costituzionalmente fuori legge: ora c’è il rischio da evitare del voto con un proporzionale da Prima Repubblica che non garantirebbe stabilità.

La Corte Costituzionale, chiamata a pronunciarsi sull’attuale legge elettorale, ha dichiarato illegittimo sia il premio di maggioranza senza soglia, sia le liste bloccate.

Nel dettaglio la Consulta – si legge in una nota – ha dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme della legge n. 270/2005 che prevedono l’assegnazione di un premio di maggioranza – sia per la Camera dei Deputati che per il Senato della Repubblica – alla lista o alla coalizione di liste che abbiano ottenuto il maggior numero di voti e che non abbiano conseguito, almeno, alla Camera, 340 seggi e, al Senato, il 55% dei seggi assegnati a ciascuna Regione. La Corte ha altresì dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme che stabiliscono la presentazione di liste “bloccate”, nella parte in cui non consentono all’elettore di esprimere una preferenza.

“Resta fermo che il Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali”, dichiara la Consulta nel comunicato.

L’efficacia della sentenza della Corte Costituzionale sulla legge elettorale decorrerà dal momento in cui le motivazioni saranno pubblicate. Lo fa sapere la Corte in una nota. Bisognerà inoltre leggere nel dettaglio la sentenza per capire se diventerà retroattiva e se dunque come dicono Grillo e Forza Italia i partiti non hanno più legittimità.

Come spiegato dal costituzionalista Michele Ainis ai microfoni di RaiNews 24, “la Corte non può fare attività legislativa, può solo stabilire un principio, ma c’è bisogno di una cosmesi normativa che solo i legislatori possono fare”.

Di fatto sono state rimesse indietro le lancette al 1992. Non si tornerà in ogni caso al Mattarellum, perché il Porcellum non è stato abolito del tutto.

Rimarrà la soglia del 2% per i partiti coalizzati e il primo che non supera quella soglia entra comunque in Parlamento (come è accaduto per l’UDC che aveva ottenuto l’1,6%). E si tornerà al proporzionale puro, con rischio di instabilità politica in caso di nuove elezioni. Per questo Matteo Renzi, il favorito alla segreteria del PD, parla di ritorno alla Prima Repubblica.

Il Parlamento è chiamato ad agire. Il problema però è anche un altro. Il fatto che sia stata reinserita la preferenza unica, significa che le preferenze su questa grande dimensione, potrebbeo far tornare lo spauracchio del traffico di influenze, a forte rischio di reato.

Il sistema elettorale ritorna costituzionale, ma è tutt’altro che ideale. La classe politica deve trovare la forza per trovare in parlamento un accordo per una legge che risolva questi due grandi nodi.

Il proporzionale favorisce le larghe intese: significa che chi oggi vuol tornare al voto dovrà tornarci con una legge elettorale che non garantisce stabilità governativa. Secondo diversi costituzionalisti e buona parte dei parlamentari sarebbe meglio passare all’opzione del doppio turno alla francese.

Epifani, subito nuova legge – “La decisione della Consulta era ampiamente attesa, anche se è sempre bene aspettare di leggere le motivazioni. Noi l’avevamo detto. Ora la si smetta di mettere freni di ogni tipo e nel tempo più rapido possibile si arrivi a una nuova legge per assicurare correttezza della rappresentanza e il principio di governabilità”. Così Guglielmo Epifani.

Alfano, decisione ottima,ora nuova legge – Quella della Consulta sulla legge elettorale per Angelino Alfano è “una decisione ottima”. “A questo punto non ci sono più pretesti, non c’è più alibi per alcuno: si deve procedere con urgenza a cambiare la legge elettorale”. Per il Nuovo Centro Destra la nuova legge elettorale deve avere “due obiettivi fissi: il mantenimento del bipolarismo e la restituzione ai cittadini del diritto di scegliere il proprio deputato o il proprio senatore”, ha detto Alfano arrivando al Parlamento Europeo dove incontra il presidente del Ppe, Joseph Daul.

Franceschini, spinta ulteriore riforma – La decisione della Corte Costituzionale sul Porcellum “spinge ancora di più il Parlamento ad approvare una legge elettorale che funzioni e dia stabilità al Paese”. Così il ministro Dario Franceschini, interpellato dall’ANSA a Montecitorio.

Grillo, Mattarellum e subito al voto – “I partiti, Letta e Napolitano non hanno più nessuna legittimità. Sono figli illegittimi della Repubblica. Si torni al Mattarellum, si sciolgano le Camere e si vada al voto. Non ci sono alternative”. Così Beppe Grillo sul suo blog.

Brunetta, subito elezioni – “La sentenza della Consulta, dichiarando incostituzionale il Porcellum, delegittima politicamente chi siede oggi in Parlamento. Nessuno escluso”. Lo dice Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia che quindi aggiunge: “conseguenza moralmente impegnativa, per sanare il contrasto tra realtà di fatto e diritto costituzionale, sono le elezioni da indire il prima possibile, con una nuova legge elettorale da approvare al più presto, limitandosi a dare esecuzione alla sentenza”.

Zanda, da sentenza indicazioni a Parlamento – “Il Porcellum era evidentemente incostituzionale. Lo avevamo sempre detto. La Consulta lo ha sancito. Ora le motivazioni della sentenza daranno indicazioni precise al Parlamento per individuare la strada della nuova legge elettorale che serve all’Italia”. Lo ha detto ai giornalisti Luigi Zanda, presidente del gruppo del Pd al Senato.

Quagliariello, essenziale riforma complessiva – “Attendiamo di leggere le motivazioni. Quanto già emerso autorizza a dire che da domani una riforma complessiva delle istituzioni, a cominciare dal bicameralismo e dalla riduzione del numero dei parlamentari, che comprenda anche la legge elettorale, è ancora più essenziale. Senza questo non si va da nessuna parte”. Così il ministro delle Riforme, Gaetano Quagliariello, commenta la decisione della Corte costituzionale.