Società

Porno, parolacce, sesso e troppo ottimismo: se il broker e’ un pericolo per voi

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Un po’ di sano sesso non si nega a nessuno. Se poi la ginnastica tra le lenzuola avviene di primo mattino, per un trader non puo’ che fare bene. Non solo alla suo libido, ma anche e soprattutto ai guadagni che riuscira’ a mettere a segno nell’imminente seduta di borsa. Nei giusti limiti pero’: se il broker in questione proprio non conosce soddisfazione, tanto da riempire i monitor sul suo desk non solo di grafici ma anche di immagini pornografiche, oppure usa coi coleghi un linguaggio ricco di parolacce, il desiderio non sopito potrebbe ritorcersi contro di lui, e al portafoglio dei suoi clienti.

A sostenerlo e’ John Coates, ex trader a Wall Street e poi convertitosi alle neuroscienze. L’esperienza finanziaria ha pero’ inevitabilmente condizionato il suo iter professionale successivo tanto da aver deciso di capire cosa succede nel cervello (e nelle mutande, verrebbe da dire) dei suoi ormai ex colleghi chiamati ogni giorno a far passare di mano milioni, se non miliardi, di titoli, derivati, obbligazioni e chi piu’ ne ha piu’ ne metta. Il tutto attraverso mosse di compravendita piu’ o meno rischiose che si realizzano in pochi minuti, se non secondi.

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Lo studioso, operativo all’Universita’ di Cambridge, ha trasformato il London stock exchange nel suo laboratorio. Ha preso 250 operatori (di cui solo tre erano donne). Ne ha raccolto i relativi campioni di saliva e ne ha misurato i livelli di testosterone e cortisolo. Il risultato: esiste un rapporto direttamente proporzionale tra i livelli del primo ormone nella prima parte della giornata e la capacita’ di fare profitti nel pomeriggio, entro certe soglie pero’. Il troppo storpia a tal punto da innescare un’effetto simile a quello delle droghe: si rischia di sentirsi invincibili. Tradotto in termini operativi? Aumento a dismisura della propensione al rischio ed eccessiva fiducia sul fatto che tutto (in borsa) andra’ per il meglio.

E’ cosi’ che l’esperto spiega la bolla dot-com. “Le persone che lavoravano con me mostravano tutti i sintomi di una mania in corso: erano euforiche, piene di ottimismo, incapaci di dire una frase di senso compiuto. E poi erano particolarmente arrapati, a giudicare dalle loro frasi sconce e dal numero di materiale porno sugli schermi dei loro pc…insomma, nel pieno della bolla loro stavano cambiando. Era come se fossero sotto l’effetto delle droghe”, ha spiegato Coates.

Nello stesso modo il neuroscienziato ha dato una possibile interpretazione di fasi correttive sui mercati. In questo caso c’e di mezzo il cortisolo. “La quantita’ di questo ormone sale quando capita qualcosa di brutto. Ma aumenta ancor di piu’ quando ci si aspetta qualcosa di davvero spiacevole. Piu’ il mercato e’ volatile e imprevedibile, piu’ cortisolo circola nel sangue dei trader”, ha continuato Coates. “Siccome questo ormone e’ collegato alla memoria, quanto ce n’e’ molto condiziona il processo dei ricordi. Per primo torna alla mente quanto e’ stato stressante e negativo. Durante il collasso finanziario il cortisolo e’ aumentato a tal punto che i trader hanno alzato notevolmente la loro avversione al rischio finendo per vedere piu’ rischi che opportunita’”, ha aggiunto.

Insomma, l’esuberanza dei cicli espansivi e il pessimismo all’ennesima potenza delle contrazioni possono essere interpretati anche in questo modo. Il punto e’ che “nessun economista ha preso in considerazione questi fattori continuando dunque a ignorarne l’influenza su decisioni” di questo tipo, ha criticato Coates.

Una possibile soluzione? Una conversione della finanza alle quote rosa. Una maggior presenza femminile garantirebbe piu’ equilibrio. “Un mix di uomini e donne creerebbe maggior diversita’, cosi’ come un mix tra piu’ e meno giovani, visto che il testosterone diminuisce con il crescere dell’eta’” ha concluso l’esperto facendo notare che “le donne hanno circa un decimo del testosterone presente tra i maschietti. Questo le fa essere meno suscettibili all’effetto “invincibilita’”. Hanno invece le stesse quantita’ di cortisolo. Ma nelle femminucce la relativa quantita’ non sembra avere correlazioni con situazioni altamente competitive, come nel fare e perdere soldi”.