ROMA (WSI) – Portorico è ormai considerato la Grecia degli Stati Uniti. Ma forse potrebbe essere anche peggio, dal momento che la stessa Moody’s ha scritto che si tratta solo della punta di un iceberg.
Nella giornata di ieri, Portorico ha fatto default sul pagamento di bond del valore di $58 milioni; l’isola è riuscita a onorare i pagamenti degli interessi, per un ammontare di $628.000, ma ha chiaramente reso noto di non avere i fondi per rimborsare l’intero ammontare del capitale.
Cresce la pressione sui creditori, affinché partano le trattative per una rinegoziazione più ampia del debito.
In un comunicato Melba Acosta Febo, numero uno della Banca di Sviluppo del Governo (Government Development Bank for Puerto Rico), che dispone di fondi, ha affermato: “Questa è una decisione che riflette le serie preoccupazioni sulla liquidità del Commonwealth”.
Il paese si è avvicinato al default in precedenza, ma quello di ieri è ufficialmente il primo da quando è entrato sotto la giurisdizione degli Stati Uniti, 117 anni fa.
Emily Raimes, vice direttore generale presso Moody’s Investors Service, ha commentato: “Questo è il primo in quelli che credo saranno default più ampi sul debito del Commonwealth”.
Standard & Poor’s ha diffuso una nota in cui scrive: “Riteniamo che il default segnali un grave stress di liquidità, e a questo punto Portorico deve decidere quali obblighi finanziari può onorare”. L’agenzia di rating prevede che ci saranno altri default nei prossimi mesi.
Il debito di Portorico è immenso, superiore a $72 miliardi. Portorico appartiene al territorio degli Usa e, a dispetto di alcuni tagli, il governo federale continua a iniettare miliardi di dollari nel paese al fine di sostenere alcuni servizi come quelli sanitari, erogando sussidi anche per il mercato immobiliare.
Il problema è che il Commonwealth, come scrive il Telegraph, versa in un limbo legale, dal momento che l’isola non è coperta dalla legge sulla bancarotta in Usa del “Capitolo 9”; di conseguenza, almeno da un punto di vista giuridico, il suo debito non potrebbe essere ristritturato come per esempio è stato nel caso della città di Detroit, dopo il default del 2013.
Non beneficia dunque della protezione parziale che viene accordata agli Stati americani; ma allo stesso tempo non può ricevere aiuti dall’Fmi, in quanto non è stato sovrano.
Il governatore dell’isola Alejandro Garcia Padillo si è detto subito contrario a misure di austerity, che darebbero il via a un “ciclo vizioso”, accelerando l’esodo di massa che ha già portato al collasso della popolazione del 12% in un decennio.
“Qui non si parla di politica. Si parla di matematica. Dobbiamo far crescere l’economia. Altrimenti, entreremo in una spirale di morte”, ha detto il governatore. (Lna)