È Claudia Goldin la vincitrice del Premio Nobel 2023 per l’Economia, uno dei premi più ambiti (se non il più ambito) nel mondo scientifico e letterario. È la terza donna ad aver vinto il premio, dopo i casi di Elinor Ostrom nel 2009 e Esther Duflo nel 2019. La sua vittoria segue quella del 2022 per gli studiosi Ben S. Bernanke, Douglas W. Diamond e Philip H. Dybvig. Tra i favoriti si segnala lo studioso di diseguaglianze di reddito Thomas Piketty.
Come ogni anno, l’assegnazione del Nobel non sarà scevra di polemiche. Andranno dal motivo per cui è stato assegnato a Claudia Goldin e non agli altri candidati, fino alla natura stessa del premio, considerato ormai un “non-premio” per via di alcuni criteri di valutazione che non tutti condividono appieno.
Claudia Goldin vince il premio Nobel per l’Economia 2023
Il premio Nobel 2023 per l’economia va a Claudia Goldin. Storica economica ed economista del lavoro americana, attualmente è Professor of Economics all’Università di Harvard, oltre che co-direttore del Gender in the Economy Study Group della NBER. In precedenza è stata Development of the American Economy della NBER dal 1989 al 2017. Il motivo della vittoria è «per aver fatto progredire la nostra comprensione degli esiti del mercato del lavoro femminile».
La vittoria di Goldin segue così quella degli economisti vincitori del precedente Nobel per l’Economia: Ben S. Bernanke, Douglas W. Diamond e Philip H. Dybvig. Premiati “per la ricerca su banche e crisi finanziarie”, la loro ricerca avviata a inizi anno Ottanta ha permesso di comprendere al meglio i motivi per cui esistono le banche, nonché il modo in cui è possibile renderle meno vulnerabili nel corso delle crisi finanziarie.
Nati tra il 1953 e il 1955, entrambi sono professori emeriti e lumi negli studi economici negli Stati Uniti. Bernanke insegna al Brookings Institution di Washington, dopo essere stato presidente della FED, dal 2006 al 2014, diventando nel 2009 person of the year dalla rivista Time. Nel caso di Diamond, insegna all’Università di Chicago ed è specializzato nello studio degli intermediari finanziari, delle crisi finanziarie e della liquidità. Prima del Nobel ha ricevuto il premio Onassis in finanza nel 2018. Per finire, Dybvig, professore alla Washington University di St. Louis, è specialista in asset pricing, investimenti e corporate governance, oltre che ex presidente della Western Finance Association dal 2002 al 2003.
Prima che l’Accedmia reale svedese svelasse il nome di Goldin, nei pronostici erano stati fatti nomi quali Thomas Piketty. Nato in Francia nel 1971 e attualmente professore presso la London School of Economics, è diventato famoso per i suoi studi sulle disuguaglianze di reddito. Ciò ha permesso di poter rivitalizzare il dibattito in economia politica in merito alla questione. Davanti al rischio di un tasso di accumulo di ricchezza dell’élite economica sempre più alto, per Piketty la soluzione sarebbe nella redistribuzione attraverso una tassa globale progressiva sulla ricchezza.
A differenza però degli altri premi, per quello dell’Economia è difficile fare dei pronostici. Se per quelli della Letteratura addirittura ci sono i “soliti noti”, ovvero autori da sempre in lista per la loro fama mondiale, per quelli di Economia a volte ci si basa su indicazioni “premiali”. Come l’aver vinto la medaglia John Bates Clark. Assegnata dal 1947 dall’American Economic Association, viene data agli economisti di età inferiore ai quarant’anni sempre per le stesse motivazioni del Nobel: aver dato un contributo significativo al pensiero e alla conoscenza economica.
Vien considerato in genere un premio “precursore” al Nobel, perché molti tra i vincitori hanno poi preso davvero il Nobel per l’economia, come il primo vincitore della medaglia Clark, Paul Samuelson. Di recente abbiamo la professoressa Esther Duflo tra quelle che hanno vinto sia il Clark prima sia il Nobel dopo, e così Dave Card, vincitore del Nobel nel 2021, che aveva ottenuto la John Bates Clark nel 1995.
La storia controversa dei Nobel per l’Economia
Va detto però che rispetto a tutte le problematiche che ha questo premio, la difficoltà nel fare pronostici sul vincitore del Nobel è l’ultima. Da anni il premio per l’Economia ha attirato sempre più polemiche, critiche, prese di distanza: anche gli stessi familiari di Alfred Nobel non hanno mai gradito questo premio. Il motivo è semplice: non è tra quelli fondati da Alfred Nobel. Istituito nel 1968 dalla Sveriges Riksbank, esso viene assegnato dal 1969, ma è l’unico ad oggi ad avere un sostegno “esterno”, ovvero uno speciale fondo di dotazione per il suo conferimento da parte della Riksbank.
A questo si aggiunge anche il fatto che ad oggi solo due donne hanno avuto modo di riceverlo: Elinor Ostrom nel 2009 e la citata Esther Duflo nel 2019. Senza contare anche le polemiche proprio per l’assegnazione a certi economisti, come accaduto nel 1976 per Milton Friedman, all’epoca in rapporti col dittatore cileno Augusto Pinochet. O nel 1992 con Gary Becker, premiato per aver esteso l’analisi microeconomica a un ampio raggio di comportamenti. Nulla di sbagliato, se non fosse che molti criticarono non le teorie economiste, ma quelle sue “personali”, giudicate come sessiste, e quindi indegne per il Nobel. Stesso destino anche per il matematico John Nash, tra i fondatori della teoria dei giochi, ma dalle idee giudicate “antisemite”.
Addirittura diversi economisti hanno chiesto la sua abolizione, come accaduto con l’economista Friedrich von Hayek: sebbene avesse vinto il premio, si espresse sempre a sfavore del proprio, perché temeva che il Nobel contribuisse a costruire dei “guru”, non degli analisti. Diverso è il motivo per Gunnar Myrdal, anche lui vincitore con von Hayek: economia e scienza non sono la stessa cosa, visto che la scienza economica è più una soft-science, diversa dalle hard-science premiate nel Nobel.