GINEVRA (WSI) – Siamo entrati in un’era di crescita bassa. È la considerazione dai toni caustici fatta dal presidente del colosso bancario svizzero Ubs durante il World Economic Forum di Davos.
Alex Weber sottolinea come il Fondo Monetario Internazionale continui a rivedere al ribasso le stime sulla crescita economica globale a breve termine e come le speranze di una ripresa solida e duratura siano state costantemente bruciate.
“L’anno scorso le previsioni dell’Fmi per il 2015 erano del 2% più basse rispetto alle stime di tre anni prime. È un segnale del fatto che ci stiamo muovendo verso un periodo di bassa crescita, in cui probabilmente non vedremo i tassi di ripresa dell’attività economica a cui eravamo abituati in passato”.
Insomma il concetto espresso è che bisogna rassegnarsi e farsi l’abitudine a tassi di crescita sottotono. “Stiamo uscendo dalla maggiore crisi mondiale degli ultimi decenni, ci vorrà del tempo per guarire”.
Una cosa fondamentale, poi, è cambiata rispetto ai periodi precedenti. Questo che stiamo vivendo non è solo un fenomeno ciclico. La crisi ha messo a nudo le difficoltà e gli errori commessi dalle banche centrali.
Uno dei motivi per cui la crescita non può tornare a essere forte come prima è che le banche centrali fanno fatica ad alimentare i tassi di inflazione. La maggior parte delle banche centrali dicono che il loro obiettivo in questo senso è di circa il 2%, ma le misure di quantitative easing e di espansione monetaria massiccia dei bilanci di sicuro non favoriscono un rialzo dell’indice dei prezzi al consumo. Almeno non nei prossimi uno-due anni”.
Con tassi di interesse bassi, la crescita è bassa. “Dovremo abituarci a un contesto di tassi di interesse bassi e a un ritmo di espansione del Pil basso”, ha chiosato Weber da Davos, sulle alpi svizzere.
Il colmo è che gli operatori continua a credere in un mercato drogato da una serie di misure di politica monetaria eteredosse e senza precedenti. Ieri il bagno di sangue in Borsa si è fermato temporaneamente per via delle anticipazioni sui nuovi piani di stimolo monetario dalla Cina e da parte della Federal Reserve. Per la prossima crisi finanziaria bisognerà aspettare il momento in cui le autorità avranno finito le frecce al loro arco.
Pessimisti anche Sorrell e Rogoff
Anche il presidente del colosso della pubblicità WPP, Martin Sorrell, si è detto preoccupato per il rallentamento della crescita economica mondiale. “Un mondo con tassi di crescita bassi è ormai la normalità. L’inflazione è troppo bassa, ci piacerebbe se fosse un po’ più alta”.
Lo scenario attuale è destinato però a continuare. È infatti chiaro a tutti che “il sistema non poteva sostenere tassi di crescita visti prima del crac di Lehman Brothers, visto che è saltato in aria dopo lo scoppio della crisi a settembre 2008″.
Nel cercare i fattori dietro alle turbolenze di mercato viste ultimamente, Ken Rogoff, ex chief economist dell’Fmi e professore di Harvard, ha puntato il dito contro la Cina e non contro il “microscopico” rialzo dei tassi della Federal Reserve.
Il futuro per il mondo in via di Sviluppo è pieno di ombre. “Nei mercati emergenti e in Cina i rischi sono molto alti, non sono così elevati invece per l’Europa e gli stati Uniti”. Quello che non dice Rogoff, tuttavia, è che la crescita dell’economia mondiale dipende fortemente dalla Cina, la seconda economia mondiale.