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Prestiti alle imprese, banche hanno fermato il credito

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ROMA (WSI) – In questo periodo di crisi gli imprenditori e le famiglie si mettono alla ricerca di prestiti convenienti che permettano di avere liquidità a tassi d’interesse sostenibili. Purtroppo, però, le banche hanno chiuso i rubinetti del credito e preferiscono puntare sull’acquisto di Titoli di Stato. Btp e Bot, nonostante diano meno in termini di ritorno economico, sono ritenuti infatti più sicuri.

Le famiglie e le imprese italiane, come detto, sono sempre alla ricerca di liquidità e guardano alle offerte di prestiti online e di finanziamenti tradizionali per la concessione del credito. La Cgia di Mestre, dunque, ha svolto un’analisi sul legame fra mancate erogazioni di prestiti online tradizionali e incremento dei Titoli di Stato nei portafogli bancari. L’associazione ha constatato che da dicembre 2011 a maggio di quest’anno i Titoli di Stato posseduti dalle banche con sede in Italia sono aumentati notevolmente fino a toccare l’88,5%. Guardando i primi dati rilevati nel 2011 i titoli in possesso delle banche ammontavano a 209,6 miliardi, mentre ora la cifra si aggira intorno ai 395,1 miliardi (variazione assoluta: +185,5 miliardi).

La situazione è totalmente opposta se si guarda invece ai prestiti concessi alle imprese: in questo campo il dato è in diminuzione del 5%, dato che si traduce in -49,3 miliardi concessi alle aziende in cerca di finanziamenti. Sempre nello stesso periodo la crisi del sistema imprenditoriale è aumentata del 29,4% (variazione assoluta +23,7 miliardi) che, a maggio di quest’anno, ha raggiunto la cifra impressionante di 104,2 miliardi di euro.

Queste le parole di Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia, che ha cercato di descrivere meglio la situazione creatasi: “Quel mare di denaro erogato dalla Bce tra il dicembre 2011 e la fine di febbraio 2012 è stato investito dalle nostre banche soprattutto in Bot, in Btp o in Ctz. Investimenti redditizi ed a basso rischio. Se hanno deciso di acquistare i nostri Titoli di Stato in maniera così massiccia, non possiamo disconoscere che ciò a contribuito ad immettere una forte dose di liquidità nel sistema salvando l’Italia dal crack finanziario. Ora, però, è indispensabile ritornare ad investire nell’economia reale”.

Occorre dunque far ripartire la macchina del credito a famiglie e imprese per rilanciare i consumi e la produttività. Mettere denaro in circolo, infatti, è la soluzione migliore per dare vivacità ai mercati e attirare anche i capitali esteri.

È evidente a tutti che sia le famiglie che le imprese italiane la crisi l’hanno già pagata e anche con gli interessi. Ora è tempo che siano gli istituti finanziari a dare il loro contributo, dando ai risparmiatori la possibilità di investire in beni reali come ad esempio la casa o il lavoro.

È vero, nessuno ha la ricetta per uscire dalla crisi immediatamente, ma alcuni accorgimenti per non cadere nel baratro si possono prendere. Un aiuto, sicuramente, va dato alle categorie sociali deboli e a quegli imprenditori che si sono svenati per pagare le tasse e non licenziare i dipendenti.

Oggi, infatti, un giovane o un lavoratore precario difficilmente può avere accesso a un finanziamento, se non con formule di credito agevolato. È il momento che ai cittadini italiani si restituisca la fiducia e si dia possibilità di cambiare la propria vita, magari realizzando un progetto imprenditoriale.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Super Money – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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