Prestiti alle imprese in calo, mutui fermi e sofferenze in crescita. E’ una vera a propria tempesta perfetta quella che si è abbattuta, nel corso del 2023, sul credito bancario a causa dell’aumento dei tassi. Lo sottolinea l’ultimo rapporto mensile sul credito realizzato dal Centro studi di Unimpresa da cui emerge una stretta creditizia da quasi 50 miliardi di euro, con una riduzione che supera il 3%.
Che cosa sta succedendo
Le banche – dicono da Un’impresa – hanno tagliato tutti i tipi di finanziamenti alle imprese, con una riduzione annuale di 39 miliardi (- 6%).
Non va meglio alle famiglie: in questo caso, il saldo è negativo per 10 miliardi, considerando che i mutui sono sostanzialmente fermi. Nel frattempo, il credito al consumo è cresciuto di 5 miliardi, mentre i prestiti personali sono crollati di quasi 14 miliardi.
Come se non bastasse, con i tassi che hanno raggiunto il picco, la clientela bancaria fatica a onorare le scadenze tant’è che le sofferenze nette sono cresciute in un anno di quasi il 10%, passando da 16 miliardi a quasi 18 miliardi.
“È un conto che stanno pagando i cittadini e le imprese, perché le banche, proprio grazie all’aumento dei tassi, macinano utili come mai. I loro profitti potrebbero superare quota 40 miliardi nel 2023, secondo le stime più recenti. Di fatto, le banche sono le uniche a beneficiare della scellerata politica monetaria della Banca centrale europea: si arricchiscono le industrie bancarie, i loro manager, ma l’economia reale soffre e non ha mezzi finanziari per sostenere un periodo che si prospetta difficile” ha commentato il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora.
A nulla è servita la tassa sugli extraprofitti delle banche: i dati – sottolineano da Unimpresa – dicono chiaramente che dal momento in cui il governo ha annunciato l’intervento fiscale, all’inizio di agosto scorso, l’andamento dei finanziamenti bancari a famiglie e imprese è rimasto in linea con la tendenza negativa dei mesi precedenti. Ma vediamo nel dettaglio i numeri.
Mutui fermi, in crescita crediti al consumo
Sul fronte delle famiglie, si registra un calo, nell’anno osservato, di 10,1 miliardi (-1,48%) da 682,7 miliardi a 672,6 miliardi. La diminuzione è legata principalmente all’andamento fortemente negativo dei prestiti personali, che hanno subito una diminuzione di 13,9 miliardi (-9,85%) da 140,7 miliardi a 126,7 miliardi. In crescita, invece, il credito al consumo, seppur a un passo più lento rispetto agli scorsi anni: l’aumento è stato di 5,2 miliardi (+4,56%), da 116,1 miliardi a 121,3 miliardi. Fermo il mercato dei mutui: lo stock è passato da 425,9 miliardi a 424,5 miliardi con una variazione negativa di 1,4 miliardi in 12 mesi (-0,34%).
Crescita a due cifre per le sofferenze
Quanto alle rate non pagate, nei primi 11 mesi del 2023 si è registrata una preoccupante inversione di tendenza nell’andamento delle sofferenze bancarie: i crediti “malati” delle banche sono cresciuti, infatti, di oltre 3,5 miliardi di euro tra dicembre 2022 e novembre 2023 con un aumento che sfiora il 25%. A dicembre del 2022, le rate non pagate da famiglie e imprese erano a quota 14,2 miliardi.
Le sofferenze nette delle banche (quelle calcolate dopo le svalutazioni) a novembre scorso valevano 17,7 miliardi di euro. Il dato è in crescita di 1,5 miliardi (+9,65%) rispetto ai 16,1 miliardi di novembre 2022 e di oltre 3,5 miliardi rispetto a dicembre del 2022. Su base annua, invece, si registra un calo generale delle sofferenze lorde di 1,7 miliardi (-5,25%) dai 34,1 miliardi di novembre 2022 ai 32,2 miliardi di novembre 2023.