NEW YORK (WSI) – Prima di sprofondare negli abissi, Wall Street salirà ancora. Jeremy Grantham, tra i fondatori della banca d’affari GMO, famoso per la sua innata prudenza nei confronti dei mercato azionario, è dell’idea che, nonostante siano già evidenti sul mercato Usa segnali che indicano la presenza di una bolla, “la Borsa e soprattutto i titoli che non appartengono alle blue chips segneranno nei prossimi due anni un progresso ulteriore tra il 20% al 30%”.
“A quel punto – scrive Grantham nella sua lettera trimestrale agli investitori – assisteremo allo scoppio della terza bolla dal 1999. E di questo saranno felici Greenspan, Bernanke e Yellen perché di sicuro hanno messo in conto qualcosa del genere. Noi investitori, invece, otterremo quello che ci meritiamo.”
Per Grantham, la politica eccessivamente espansiva portata avanti dalla coppia Greenspan – Bernanke, e che sarà proseguita da Yellen, continuerà ad alimentare la crescita del mercato azionario. “A questo punto, credo che ci vorrebbe uno shock economico grave per compensare gli effetti delle droghe iniettate nel mercato dalla Fed”.
“Nel mercato azionario Usa ci sono già i primi segnali di una bolla. Gli investitori devono dunque essere consapevoli che il mercato statunitense è già troppo caro. Anzi, crediamo che alla luce dei corsi attuali il rischio è quello di ottenere rendimenti reali negativi per sette anni”.
Guardando invece fuori dagli Stati Uniti, Grantham nota che, dalla scorsa estate, la maggior parte dei mercati esteri, ha iniziato a correre ma che al momento risulta comunque più a buon mercato rispetto a Wall Street.
“A nostro avviso, gli investitori prudenti dovrebbero già ridurre le loro scommesse sull’azionario e il livello di rischio. Una delle lezioni più dolorose nell’azionario è che l’investitore prudente deve quasi sempre rinunciare a probabili guadagni quando il mercato viaggia su livelli alti, come quelli attuali. In questo momento, tuttavia, la speculazione può far male decisamente più male della prudenza. Questa è la vita! E con una Fed come la nostra è probabilmente quello che ci meritiamo”.