ROMA (WSI) – Si avvicina il 30 aprile, il giorno delle primarie del Pd e gli ultimi sondaggi vedono in testa l’ex premier Matteo Renzi con il 65-67%, seguito da Andrea Orlando che raggiungerebbe il 20% e Michele Emiliano che si attesterebbe intorno al 10%.
A rendere noti questi dati l’Istituto Piepoli che però dà anche un’altra notizia da non sottovalutare e che riguarda l’affluenza ai gazebi per eleggere il nuovo segretario del partito democratico. Ebbene secondo l’istituto si tratterà di un vero e proprio flop dal punto di vista della partecipazione al voto.
Se nel 2013 quando Renzi vinse su Gianni Cuperlo e Pippo Civati, l’affluenza fu di 3 milioni di persone, ora le previsioni più ottimistiche parlano di 2 milioni anche se Nicola Piepoli, come scrive Affaritaliani, sottolinea che invece il dato reale sarà di 1,7 milioni di persone al massimo.
E anche all’interno dello stesso partito democratico i numeri si assottigliano e specie tra i renziani si parla di una partecipazione che non supererà lo scoglio di 1 milione e mezzo di cittadini. A pesare lo scollamento tra il partito e gli elettori, come scrive il quotidiano digitale:
“All’interno del Pd, almeno tra i parlamentari, cresce la convinzione che all’indomani delle primarie Renzi acceleri sulla riforma della legge elettorale con il Centrodestra, Forza Italia in particolare, per poi cercare l’incidente in Aula con Mdp o con gli alfaniani per correre alle urne subito dopo l’estate. L’ex premier, infatti, vuole le elezioni prima della manovra economica (Legge di Bilancio per il 2018) altrimenti difficilmente potrà giustificare ai cittadini-elettori i tagli e le tasse che inevitabilmente imporrà all’Italia”.
Ma anche le lotte intestine all’interno del partito non hanno fatto di certo bene all’immagine del Pd. L’ultima in ordine temporale riguarda il dibattito tv tra i candidati alla segreteria, proposto da Sky. Renzi declina l’invito e Andrea Orlando da Facebook ha esortato l’ex premier a incontrarsi anche su una delle reti del servizio pubblico.
“Il confronto è lo strumento giusto perché il nostro congresso diventi un momento di vera partecipazione sociale e non solo un altro evento dedicato agli addetti ai lavori. Non è il momento di chiuderci. Oggi più che mai abbiamo bisogno di aprirci alla società italiana. Non dobbiamo aver paura di farlo”.