Private banking, con l’intelligenza artificiale più ricavi e meno costi nel nono rapporto della Luic
L’intelligenza artificiale sarà sempre più presente anche nel mondo del private banking. È quanto emerge dal nono rapporto annuale dell’osservatorio sul private banking promosso dall’università Liuc Business School e da Banca Generali con il supporto di Anima, Capital Group e Franklin Templeton e presentato oggi a Milano.
Secondo la ricerca l’intelligenza artificiale non sostituirà completamente il consulente finanziario umano, ma agirà come uno strumento che ne potenzia le capacità di offrire valore aggiunto ai clienti. I consulenti continueranno a svolgere un ruolo cruciale nel fornire consulenza strategica e relazionale, mentre l’intelligenza artificiale si occuperà degli aspetti più tecnici ed operativi, liberando la risorsa «tempo» per il banker. Pertanto – prosegue la ricerca – l’integrazione dell’intelligenza artificiale nel private banking porterà alla creazione di nuovi modelli di business e servizi più flessibili e scalabili. Le banche che riusciranno a integrarla efficacemente nel loro modello operativo saranno in grado di differenziarsi in un mercato sempre più competitivo.
“Il private banking è sempre stato un settore caratterizzato dalla forte personalizzazione del servizio. Tradizionalmente, il rapporto tra banker e cliente si fonda su un elevato grado di fiducia, consulenza dedicata e una gestione finanziaria su misura e questo lo sarà anche in futuro” ha rassicurato Andrea Ragaini, vice direttore generale di Banca Generali.
“Con l’emergere dell’intelligenza artificiale, il mondo della gestione dei grandi patrimoni sta subendo una trasformazione, grazie al contributo in termini di automazione dei processi, analisi avanzata dei dati e personalizzazione scalabile” ha evidenziato il manager nel corso di una tavola rotonda alla quale hanno partecipato anche Anna Gervasoni, rettore dell’università Liuc, Davide Gatti, direttore commerciale di Anima, Matteo Astolfi, managing director Italy di Capital Group e Gianluca Maione, head of intermediary sales di Franklin Templeton Italia.
I vantaggi dell’intelligenza artificiale nel private banking
Tra i vantaggi dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel private banking secondo Anna Gervasoni spiccano il miglioramento dell’esperienza del cliente, la diminuzione dei costi, un aumento della produttività e la riduzione dei rischi
In particolare l’intelligenza artificiale offre un’esperienza del cliente migliorata attraverso l’assistenza virtuale 24/7, l’ottimizzazione dei processi di onboarding e una maggiore trasparenza nella gestione degli investimenti. La personalizzazione dei servizi porta a una maggiore soddisfazione del cliente. I clienti si sentiranno più valorizzati e compresi, il che può portare a una maggiore fidelizzazione e ad un aumento delle raccomandazioni e quindi dei ricavi.
Inoltre, attraverso l’automazione dei processi e l’analisi dei dati, l’intelligenza artificiale permette alle banche di ridurre i costi operativi, migliorando al contempo la qualità e la tempestività dei servizi offerti.
Infine grazie alla capacità di analizzare enormi volumi di dati in tempo reale, l’intelligenza artificiale permette di identificare pattern di mercato e prevedere rischi finanziari con maggiore precisione. Anche questo consente una gestione patrimoniale più proattiva e una conseguente miglior mitigazione dei rischi.
Intelligenza artificiale e asset management
L’intelligenza artificiale è utilizzata anche dai grandi gestori di fondi comuni. “Il rapporto tra consulente e cliente è inossidabile, la fiducia è un fatto personale. In ogni caso noi in Anima stiamo testando l’intelligenza artificiale nelle diverse divisioni: operation, relazione con i clienti e nelle analisi dei gestori. Oggi vediamo l’intelligenza artificiale come un supporto a queste attività soprattutto per quanto riguarda l’innegabile risparmio di tempo” ha evidenziato Davide Gatti.
“L’intelligenza artificiale ci consentirà anche un’elevata personalizzazione dei portafogli dei clienti. In futuro i portafogli non saranno composti solo da azioni e obbligazioni ma grazie alla digitalizzazione e tokenizzazione dei pleasure asset gli investitori deterranno anche quote di questi beni reali in portafoglio con una quota che potrà arrivare fino al 50%” ha poi aggiunto Gianluca Maione.
“Anche i nostri analisti stanno utilizzando l’intelligenza artificiale nell’analisi dei documenti aziendali delle società quotate e nell’analisi del rischi” ha affermato Matteo Astolfi. “I confini dell’intelligenza artificiale non sono ancora noti e i titoli quotati in borsa del settore potrebbero registrare delle prese di profitto” ha proseguito il manager. Nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale ci sono ancora dei vincoli operativi, umani e tecnologici come l’alto consumo di energia elettrica” ha concluso l’esperto di Capital Group.