Il settore della gestione dei grandi patrimoni non sembra conoscere segnali di crisi vista la forte crescita degli operatori attivi nel comparto. Lo ha rilevato il report “Il private banking in ltalia“, ricerca annuale elaborata dalla società Magstat di Bologna, giunto alla ventesima edizione.
Secondo le stime della società bolognese in Italia si contano adesso 317 realtà specializzate, in crescita sugli anni precedenti, che insieme gestiscono 1.234 miliardi di euro rispetto al mercato che complessivamente è stimato a 1.370 miliardi di euro. La quota non ancora raggiunta dai servizi di private banking è pari a circa il 10%, ovvero 136 miliardi di euro.
Tra gli intermediari presenti su questo mercato nel giro di venti anni è cambiato tutto, tanto che non si riesce più a incasellare i singoli operatori in confini precisi: sgr, sim, boutique finanziarie, banche commerciali italiane, banche d’affari estere, banche d’affari specializzate, reti di consulenti con divisioni pb. Ora, fusioni e acquisizioni hanno dato vita a realtà ibride e l’unica classificazione possibile è in sole due categorie: private banking e family office.
Facendo un confronto con l’anno precedente Magstat rileva che continua ad aumentare il peso dei big player, e a diminuire quello degli operatori di medie dimensioni con patrimoni tra i 10 e i 20 miliardi di euro. Uno scenario che fa presupporre un’accelerata nelle alleanze e nelle fusioni.
I leader di mercato
La classifica per asset dei primi cinque gruppi bancari vede Intesa SanPaolo, Unicredit e Banca Generali che controllano il 33,2% del mercato (409 miliardi). I primi cinque gruppi (considerando anche Poste Italiane e Finecobank) il 41,3% (509 miliardi) mentre i primi dieci gruppi bancari (con Ubs, Bnp Paribas, Banca Mediolanum, Credem e Allianz) controllano il 56,9% (702 miliardi di euro) del mercato servito.
Complessivamente 1.108,1 miliardi di euro (pari all’89,8% del mercato servito) sono nelle mani di 122 operatori finanziari specializzati nel private banking grazie alla consulenza di 19.345 banker operativi in 3.619 filiali/uffici suddivisi su 1.664.371 clienti.
I restanti 125,4 miliardi di euro (10,2% del mercato) appartengono invece ai 195 family office dove lavorano 817 family officer in 282 uffici suddivisi su 30.068 clienti.
Guardando alla dislocazione geografica, sono 3.901 le filiali/uffici private e i family office dichiarati dai player del mercato. Svetta sempre la Lombardia che ne conta 450; segue il Veneto (195), l’Emilia-Romagna (192), il Piemonte (170), il Lazio (119), la Liguria (100) e la Toscana (96). Tra le province italiane, Milano è sempre in testa con 243 filiali, seguita da Roma (106), Torino (93), Genova (71), Bologna (49), Vicenza (44) e Napoli (42).
La remunerazione dei banker
Secondo Magstat i private banker remunerati esclusivamente a provvigione che lavorano nell’industria italiana del private banking sono 12.153 (erano 12.665 a fine 2021) con masse gestite stimabili che superano i 351 miliardi (erano 366 miliardi lo scorso anno), pari al 31,7% del mercato “private” servito, escludendo i “family of fice”.
I private banker a provvigione rappresentano il 62,8% del totale, mentre i private banker dipendenti sono il 37,2%. Analizzando le masse gestite, i banker a provvigione detengono asset pari al 31,7% contro il 68,3% dei private banker a dipendenza.