Le innovazioni tecnologiche, il cambiamento delle dinamiche sociali, i nuovi player dell’ecosistema, la democratizzazione della gestione degli investimenti e l’ascesa di canali e asset digitali: sono questi i fattori che avranno tutti un impatto sul successo o sul fallimento delle società di gestione patrimoniale e del private banking in futuro.
Il verdetto è firmato da Capgemini all’interno della 25esima edizione del World Wealth Report rilasciato nel corso di questa estate, che analizza l’evoluzione e i trend della ricchezza globale degli High Net Worth Individual (Hnwi).
Un’analisi che coinvolge anche il mercato italiano
Capgemini definisce High Net Worth Individual come coloro che hanno un patrimonio investibile di 1 milione di dollari o più, escludendo residenza principale, oggetti da collezione, beni di consumo e beni durevoli, mentre gli ultra-Hnwi sono definiti come gli Hnwi con un patrimonio investibile pari o superiore a 30 milioni di dollari. In particolare sono definiti i milionari “next door” come gli Hnwi con un patrimonio investibile tra 1 e 5 milioni di dollari e i milionari “mid-tier” come gli Hnwi con un patrimonio investibile tra 5 e 30 milioni di dollari.
Ebbene, secondo gli esperti di quella che è una della società leader mondiale nel supportare le aziende nel loro percorso di trasformazione digitale e di business, gli Hnwi di oggi sono nel complesso interessati a modelli ibridi e cercano sempre più un mix di interazione digitale e diretta.
Secondo il report, il più longevo del settore e uno dei più autorevoli in tema di wealth management, negli ultimi 25 anni gli Hnwi sono diventati più attenti ai loro investimenti e sono ora alla ricerca di migliori e più ampi servizi di consulenza. Con i player del settore tech che continuano ad affacciarsi all’universo della gestione patrimoniale, i wealth manager devono puntare sempre di più sulla tecnologia e su modelli di business iper-personalizzati.
Se da un lato la pandemia di Covid-19 ha provocato il terzo shock economico mondiale del 21° secolo, quanto appreso dalla bolla tecnologica del 2002 e dalla crisi finanziaria globale del 2008 evidenzia la tendenza degli Hnwi a gestire in autonomia i propri investimenti in un mercato rialzista, per poi richiedere nuovamente servizi di advisory durante le fasi di crisi e di volatilità di mercato.
Private banking: le potenzialità del Wealthtech
Un ruolo importante in questo ambito è ricoperto dai servizi Wealthtech che il 34% degli Hnwi afferma di sfruttare attivamente. Da parte loro le società di gestione patrimoniale ritengono che i WealthTech con esperienza nel ciclo di vita del consumatore siano collaboratori adatti a migliorare le loro capacità, la loro portata e la loro reattività alle tendenze del mercato. Secondo gli intervistati da Capgemini, le due principali ragioni per collaborare con le WealthTech sono l’accesso a nuovi segmenti di clientela e la fornitura di offerte nuove e uniche per i clienti.
Resta centrale la relazione personale. La gestione patrimoniale era e continua a essere un’attività basata sulle relazioni. Con la rapida evoluzione dei profili dei clienti del wealth management che ora include millennial e Gen Z, donne, famiglie non tradizionali e altro ancora, le aziende devono formare i propri consulenti e il personale per soddisfare le aspettative di una varietà di clienti molto diversi tra loro.Qual è dunque il risultato delle due forze dominanti, Wealthtech e relazioni personali? Le aziende di wealth management avranno anche bisogno di investire in strategie di iper personalizzazione tipiche delle BigTech, nei cosiddetti “lifestyle ecosystem” e in interfacce intuitive per mantenere la loro rilevanza di fronte a una clientela Hnwi sempre più diversificata.
I professionisti al servizio dell’Hnwi. In questo contesto, secondo Capgemini la strada da percorrere non può essere che quella di assumere e potenziare digitalmente una forza lavoro eterogenea di consulenti, e riqualificare il personale in modo che possa gestire diversi segmenti di clienti. Tuttavia, il 63% dei consulenti intervistati ha detto di non essere soddisfatto degli sforzi della propria società di gestione patrimoniale nel fornire strumenti/formazione per soddisfare le mutevoli esigenze dei clienti.
Diversificazione nel nome del cambiamento e dell’Esg
Sul fronte dei patrimoni, come stanno evolvendo le asset allocation degli Hnwi? Con l’attuale impennata del mercato azionario, stanno cercando di diversificare il loro portafoglio, con un’evidente crescita degli investimenti sostenibili, con il 43% degli ultra-Hnwi e il 39% di quelli sotto i 40 anni propensi a richiedere uno score Esg per i prodotti loro offerti.
Il 72% degli Hnwi intervistati afferma inoltre di aver investito in criptovalute e il 74% in altri asset digitali come domini web o app. Le Spac (special purpose acquisition company) stanno diventando più popolari, mentre gli Nft (non-fungible token) stanno lentamente guadagnando credibilità.Anche l’aumento degli investimenti retail senza commissioni ha attirato l’interesse degli Hnwi, con il 39% che vorrebbe attività di trading prive di commissioni, un servizio attualmente non offerto dalle società di gestione patrimoniale a cui si rivolgono.
“Il settore del wealth management deve spingersi oltre i propri confini, per conquistare attenzione e fiducia dei clienti e soddisfare al meglio le esigenze di Hnwi abituati alla personalizzazione e ai vantaggi offerti dalle BigTech”, commenta Monia Ferrari, Financial services director di Capgemini in Italia. “Investire in tecnologia e competenze è fondamentale per le società di wealth management, dal momento che le WealthTech continuano a crescere e le BigTech stanno facendosi sempre più strada in questo mercato”.
L’articolo integrale è stato pubblicato nel numero di settembre del magazine Wall Street Italia