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(WSI) –
Costa Crociere, Natuzzi, Ferretti, Cantieri Riva, Parmacotto, Art’è, Salmoiraghi&Viganò. Sono solo alcuni dei marchi italiani che, per sviluppare il proprio business, si sono affidati a un fondo di private equity.
La missione di questi fondi è acquisire partecipazioni nel capitale delle imprese quotate e non, per aiutarle a crescere e poi dismetterle a un valore più elevato, guadagnando.
E da tempo i fondi di private equity, oltre a essere una panacea per le aziende desiderose di migliorare la loro redditività, rappresentano un investimento alternativo valido per gli operatori istituzionali, come banche e assicurazioni.
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«Naturalmente, ogni storia ha un suo percorso» dice a Economy Fabio Sattin, presidente di Private Opportunity Part-ners. «Quindi la strategia d’investimento cambia e, oltre a contribuire con un apporto di capitali, si può anche affiancare il management nella gestione».
Sotto l’aspetto finanziario, le principali attività sono di due tipi: il venture capital, che rappresenta il 5% del business, e il buy out (70%).
La prima si focalizza sul finanziamento di società neonate o in fase di start-up. La seconda consiste nell’ingresso in forma maggioritaria nell’azionariato di società già esistenti, in fase di avanzato sviluppo e interessate a processi di ristrutturazione.
Recentemente, grazie a strumenti di risparmio gestito innovativi come gli exchange traded fund (Etf), i fondi quotati come le azioni, il private equity sta uscendo dal circolo elitario degli investitori istituzionali e dei super ricchi per entrare nelle tasche di tutti.
È il caso di PowerShare Capital Management, società acquisita da Amvescap, di cui fa parte anche Invesco, che ha quotato sull’American Stock Exchange un Etf che replica un indice di fondi di private equity.
Alcune case d’investimento straniere, come Lehman Brothers, Morgan Stanley e Société Générale Asset Management (Sgam), hanno lanciato comparti di sicav specializzati sul settore. Si tratta di normali fondi comuni che investono nelle imprese partecipate dai fondi di private equity.
Tra le società di gestione italiane la prima proposta innovativa è stata fatta da Nextam Partners con un prodotto che ricerca su scala mondiale le aziende partecipate dai fondi private equity, oltre che gli operatori del settore quotati o quotandi.
È anche in questo caso un fondo azionario tradizionale, a cui si può accedere con un versamento minimo di 2.500 euro. La commissione di gestione annua è del 2,2% e la commissione di performance del 20%.
LA NUOVA FRONTIERA – Ma la nuova frontiera sono i fondi di fondi che consentono una maggiore diversificazione, sono meno rischiosi, ma più costosi, perché le commissioni raddoppiano o addirittura triplicano rispetto a un fondo comune. La particolarità è di investire direttamente sulle società di private equity e non sulle imprese che esse partecipano.
Poco prima di Natale si è concluso il collocamento di Advanced Capital II, realizzato da Advanced Capital Sgr, società italiana indipendente, specializzata in fondi di fondi di private equity internazionali. Advanced Capital II investirà soprattutto in gestori specializzati in buy out e venture capital in tutto il mondo.
La stessa strada è stata percorsa da Banca Fideuram che ha promosso presso la clientela private il suo fondo di fondi che ha una soglia minima d’investimento di 250 mila euro. Livello piuttosto elevato, che rende questi fondi accessibili solo a chi ha buone disponibilità economica e un’ottima conoscenza del mercato finanziario.
Elevati anche i costi: oltre alla commissione di gestione, di solito viene applicata anche quella di performance con una misurazione differente da fondo a fondo. Nel caso dell’Advanced Capital II ci sono: commissione di gestione dell’1,5% annuo per i primi cinque anni e poi dell’1,25% sul controvalore delle quote.
L’ALTERNATIVA QUOTATA – La via più a basso costo d’ingresso e di gestione è quella dei fondi quotati. A Piazza Affari sono sette i fondi acquistabili a prezzi contenuti (da 2 a 4 mila euro), con una commissione di gestione annua del 2-3%: Arca Impresa, Bnl Investire Impresa, Ducato Venture, Fidia Prudentia, Interbanca Investment, Obiettivo Impresa, Sofipa Equity Fund. Il fondo quotato offre due vantaggi: un rapido disinvestimento che può essere effettuato in qualsiasi momento e il beneficio di uno sconto dal 15 al 35% sul Nav, ovvero sul valore delle partecipazioni in portafoglio.
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