Al record della raccolta presso i soggetti privati contribuiscono i clienti di tipo hnwi e i family office
La clientela private e i family office hanno rappresentato lo scorso anno la seconda fonte di raccolta per il mondo dei private capital in Italia, con una quota del 15% del totale. A superarli è solo la famiglia dei fondi pensione e casse di previdenza, che con una quota del 24% conferma la tendenza a livello europeo di primeggiare come fonte di finanziamento. Seguono al terzo posto le banche, con il 14% della raccolta.
I numeri sono stati svelati in occasione del convegno annuale dell’Aifi (Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt) insieme a tutti i risultati contenuti nell’analisi condotta in collaborazione con PwC – Deals sul mercato italiano del capitale di rischio riferiti all’anno scorso.
La qualità della raccolta
Se ci si focalizza sull’andamento della raccolta indipendente di soggetti privati, l’ammontare totale in Italia è in crescita e pari a 2.738 milioni di euro. Un dato da record a fronte (+198%) degli appena 920 milioni del 2017. La distribuzione della provenienza della raccolta privata si suddivide con una predominanza italiana pari al 64% rispetto all’estero che si ferma al 36%.
Gli operatori che nel 2018 hanno svolto attività di fundraising sul mercato sono 32, di cui 28 etichettabili come attori privati. Attenzione però. Se si esce dal perimetro dei soggetti privati e ci si allarga ai risultati complessivi, le dinamiche cambiano. Nel 2018 la raccolta sul mercato nel private equity e venture capital, è stata pari a 3.415 milioni di euro, in calo rispetto ai 6.230 milioni dell’anno precedente, valore fortemente influenzato da alcune operazioni di significativa importanza realizzati da alcuni soggetti istituzionali.
Investimenti da record
I numeri sono molto positivi se si guarda il lato degli investimenti. Nel 2018, infatti, il mercato del private equity e del venture capital in Italia ha segnato un altro record assoluto con il più alto ammontare di sempre. L’investito ha totalizzato 9.788 milioni di euro, quasi il doppio rispetto all’anno precedente. «Nel 2018 si è registrato un nuovo record per gli investimenti nel mercato italiano del private equity e venture capital» ha commentato Francesco Giordano, partner di PwC – Deals. «L’anno è stato caratterizzato da alcuni mega deal effettuati da grandi operatori internazionali, in particolare nel settore infrastrutture. Pur escludendo questi deal, il mercato registra un’ottima crescita rispetto all’anno precedente, corrispondente a un +16%. In questo ambito si è infatti passati da 3.340 milioni del 2017 agli 3.863 milioni di euro investiti nel corso di tutto il 2018». La ricerca ha evidenziato che nel corso dell’anno sono stati archiviati 13 large e mega deal. In questa categoria rientrano operazioni con equity versato superiore a 150 milioni di euro. In questo ambito gli operatori internazionali hanno investito il 66% in termini di ammontare.
Il fascino dei rendimenti
«La raccolta realizzata nel 2018 ha visto il closing di oltre 25 operatori. La prima fonte sono state casse e fondi pensione,» ha sottolineato Innocenzo Cipolletta (foto), presidente dell’Aifi. «Questo è un segnale che aspettavamo da tempo e che può essere un primo passo verso un allineamento europeo con gli investitori internazionali.
Il sistema previdenziale è in tutti i Paesi il principale investitore nei fondi di private capital perché danno rendimenti maggiori per chi può investire in tempi relativamente più lunghi. Così facendo il sistema previdenziale investe anche in se stesso poiché promuove l’attività economica del Paese e il lavoro, che è la sola fonte di finanziamento della previdenza».
Ed è proprio la prospettiva di rendimenti più interessanti legati agli investimenti in economia reale che fa da motore anche all’interesse degli investitori hnwi (high net worth individual) e dei family office verso i private investment come private equity, private debt e venture capital.
Anche il venture corre
«Il 2018 è stato un anno positivo per gli investimenti grazie ad alcune operazioni di dimensioni significative non solo nel segmento buyout ma anche in quello delle infrastrutture» ha spiegato Anna Gervasoni, direttore generale Aifi.
«Il venture capital in particolare ha segnato una crescita importante, segnale di un Paese in forte fermento innovativo». I numeri raccontano infatti di un’evoluzione degli investimenti di venture capital tutta orientata verso l’alto. Lo scorso anno il totale degli investimenti è cresciuto del 29%, passando da 133 a 172 operazioni. Ma c’è di più. L’ammontare di equity investito è balzato del 143%; un risultato possibile grazie a investimenti di venture capitalist volati a 324 milioni di euro dai 133 milioni del 2017.
Dinamiche geografiche
A livello geografico la regione che ha totalizzato la gran parte delle operazioni è la Lombardia con il 44% del numero dei deal in Italia, seguita da Emilia Romagna (10%) e Veneto (8%). Da sottolineare che il segmento delle infrastrutture è stato il secondo per ammontare grazie ad alcune grandi operazioni (3.041 milioni di euro su 16 deal). Il 2018 vede il settore Ict primeggiare con il 18% delle operazioni totali, seguito dai beni e servizi industriali, 15%, e dal medicale con il 12 per cento.
L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di aprile del magazine Wall Street Italia.