ROMA (WSI) – Sarà la fine del berlusconismo, l’ultimo giorno di Silvio da politico. Sarà la fine del Governo Letta e l’inizio di altri mesi di fortissima instabilità. Sarà la smentita di due processi fondati sulla presunzione di colpevolezza. Ipotesi, speranze, timori si accavallano nell’immediata vigilia della sentenza della Corte di Cassazione sul processo Mediaset.
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Coppi: Berlusconi sereno
“Sì, l’ho sentito. E’ sereno e spera in un esito positivo della vicenda”. E’ quanto afferma Franco Coppi, legale di Silvio Berlusconi, a poche ore dalla sentenza al processo Mediaset, intervistato dal quotidiano online Affaritaliani.it. Aggiunge che anche lui si sente ottimista: “Tenendo conto di quello che ho detto ieri direi di sì. Naturalmente in Camera di consiglio non ci vado io”. E riguardo alle manifestazioni di solidarietà organizzate da esponenti del Pdl commenta: “Per quello che è il mio ruolo io i processi li affronto al Palazzo di Giustizia. Non mi riguarda quello che fanno gli altri”. Aggiunge che è impossibile prevedere a che ora oggi arriverà la sentenza perché “la Camera di consiglio può durare un’ora come sei”.
PdL in stand by
La tensione politica, nonostante le dichiarazioni di circostanza, è altissima. Dal Pdl si levano poche voci, tutte ovviamente a difesa di Silvio Berlusconi, divise però sugli scenari in caso di condanna del Cav: i ‘falchi’ minacciano “riflessi” sulla tenuta del Governo; le ‘colombe’ assicurano che “ripercussioni non ce ne saranno” e rilanciano la palla nel campo del Pd affinché eviti che “le dinamiche interne si proiettino all’esterno a discapito dell’Esecutivo”. L’unica certezza è che fino alla sentenza si dovrà mantenere un profilo basso.
Pd in silenzio
Scelta che fa anche il Partito Democratico che rifiuta la polemica diretta con il Pdl, preferendo attendere il verdetto della Cassazione ma assaporando già lacerazioni che anticipano il duro confronto interno che attende il partito al prossimo congresso in autunno.
Le ultime parole della difesa
Berlusconi rischia la conferma della condanna a quattro anni di reclusione (tre condonati) e a cinque di interdizione dai pubblici uffici per frode fiscale ai danni dello Stato. Per tre ore ieri i suoi legali, il professor Franco Coppi e l’avvocato e deputato Niccolò Ghedini – che lo difende dal 1998 – hanno cercato di smontare le accuse che lo ritraggono come il ‘dominus’ di un sistema truffaldino che gonfiava i costi dei film acquistati da Mediaset con un giro fittizio di intermediazioni che finivano negli ammortamenti delle dichiarazioni dei redditi.
Il reato non c’è
Hanno chiesto l’assoluzione del ‘Cav’ e hanno contestato l’esistenza stessa del reato, cercando comunque di smontare il filone della continuità che finora ha
contribuito a bloccare la prescrizione. Secondo Coppi, che ha concluso il tour de force delle arringhe in un’aula piena di afa dove era in vigore un rigido divieto di utilizzo di cellulari e pc, quel che eventualmente ha commesso l’ex premier sarebbe “penalmente irrilevante” e mancherebbe una specifica “norma antielusiva” per sanzionarlo.
Rigettata la logica del ‘non poteva non sapere’
“Berlusconi, come tutti sanno, – ha proseguito il ‘principe’ dei penalisti – dal 1994 si dedica interamente alla politica e non si occupa più di gestione societaria. Figuriamoci se siinteressava delle quote di ammortamento del 2002 e del 2003 quando ormai da 10 anni aveva accantonato queste preoccupazioni, se mai si fosse occupato di cose del genere!”.
La testimonianza Tatò
Sempre battendo il tasto della discesa in politica di Berlusconi che lo avrebbe allontanato dagli affari, Coppi ha ricordato che Franco Tatò, il manager al quale Berlusconi diede le redini delle sue società, ha testimoniato che con il ‘Cav’ “era difficile addirittura avere un contatto fisico: si poteva discutere per telefono solo di qualche strategia di carattere generale!”. E Tatò – ha proseguito Coppi – “non rese una testimonianza compiacente: infatti non è stato accusato di falsa testimonianza!”. Insomma, Berlusconi – ha concluso il legale – “non era il ‘dominus’ di nessuna catena truffaldina e mi rammarico che, invece, questa tesi sia stata condivisa ieri anche dalla Procura della Cassazione”.
Il Pd attende e spera
Alcuni, nella scossa di terremoto che metta fine alle larghe intese. Altri, nella sopravvivenza del Governo Letta. Quasi tutti scelgono il silenzio.
Anche la Commissione Congresso del partito resta in stand by sulle regole. Pochi gli interventi. Si fa sentire il viceministro Stefano Fassina che si rivolge al centrodestra: “Dimostri senso di responsabilità, separando le vicende di Berlusconi dalle emergenze dell’Italia”. Più attento alle dinamiche interne, Beppe Fioroni: “C’è il timore che una condanna faccia scattare una convergenza tra opposti interessi – afferma – tra chi vorrebbe accelerare la rimozione di Letta dal governo e chi non gradisce Renzi alla guida del partito”.
L’opposizione attacca a testa bassa
Il M5S soffia sul fuoco: “Ci troviamo alla resa dei conti e i nodi vengono al pettine – afferma il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio – Ironia della sorte, il Pd dipende dai processi di Silvio Berlusconi così come il Pdl”.
Letta ineasauribile
Ma il lavoro si svolge lontano da telecamere e taccuini. Ieri pomeriggio, a Palazzo Chigi, Enrico Letta ha incontrato i ministri Dario Franceschini e Gaetano Quagliariello per fare il punto: il governo ha spinto per la calendarizzazione della discussione sulla legge elettorale a settembre, trovando gioco facile grazie all’attivismo del Pd. La richiesta di procedura d’urgenza porta la firma del capogruppo alla Camera, Roberto Speranza. Al di là delle logiche interne, i democrats avvisano il Pdl: nessuna paura di andare al voto. E il Pdl non si oppone in questa fase pronto però allo show down anche da oggi se le cose dovessero mettersi male per il suo leader.
Cicchitto prudente
“Non è vero che le sentenze non si commentano, tutte quelle che hanno ricadute politiche inevitabilmente fanno opinione, ma mi auguro che la Cassazione porti un intervento di ragionevolezza e che poi si possa ragionare in modo più sereno”, dice Fabrizio Cicchitto, Pdl, nello speciale TgLa7 condotto da Mentana sulla sentenza Berlusconi. Quanto alle ipotesi del ritiro dei ministri e dei parlamentari del Pdl dal Governo in caso di condanna commenta: “Non mi inoltro in percorsi di questo tipo”.
Civati all’attacco
Se la Cassazione conferma la condanna di Silvio Berlusconi, “i Letta, i Franceschini e il Pd di governo vorranno andare avanti comunque, ma io non sono d’accordo: non possiamo stare al governo con un partito il cui leader è condannato per frode fiscale”, dice chiaro Pippo Civati, candidato alla segreteria del Pd, in un’intervista a QN.
Quelli che nel Pd difendono il governo “dicono che abbiamo stipulato un patto con gli italiani, ma alle elezioni abbiamo proposto ben altro”, osserva Civati. “Forse non si rendono conto dell’enormità di quello che sostengono. Un conto è difendere la governabilità, un conto giustificare tutto quanto, lasciando cadere il senso delle nostre battaglie. I problemi giudiziari – aggiunge – sono un fatto grave, sotto il profilo istituzionale, non una questione da esorcizzare”.
“Invece di regolare conti personali, dovremmo pensare a cosa succeder… al nostro schieramento politico, sempre che ne esista uno”, afferma Civati, che parla di “rassegnazione e incazzatura” della base del partito.
E dopo?
Se la decisione della Cassazione, attesa nel pomeriggio, sara’ per la condanna di Silvio Berlusconi, la Giunta per le elezioni del Senato potra’ far partire subito l’iter per l’interdizione, dice, in una intervista a La Repubblica, il presidente della Giunta Sario Stefano, di Sel. “Prima di arrivare in aula -spiega- la Giunta dovra’ consumare una ‘procedura di contestazione dell’elezione’, che ha peculiarità tipiche di un procedimento giurisdizionale, prevista e disciplinata dal Regolamento per la verifica dei poteri”.
Sarebbe ipotizzabile un pronunciamento in tempi brevi, entro agosto, o è più probabile un rinvio a settembre? “L’iter per la verifica delle elezioni avvenute in Molise è in corso per via dell’ineleggibilità, e questo agevola i tempi. Credo -risponde Stefano- che nell’arco di un mese dalla notifica della Cassazione possa maturare un pronunciamento definitivo. Ai fini della decadenza sara’ necessario adottare decisioni, sia in giunta che in aula, soggette alla votazione a maggioranza. Questo significa che non si puo’ escludere nessun tipo di esito”.
Il voto segreto in aula potrebbe giovare all’ex premier? “Chi può dirlo, speriamo che prevalga il buonsenso e si riesca a dimostrare al Paese che ci sono leggi e dispositivi che vengono applicati allo stesso modo per chiunque, indipendentemente dall’appartenenza politica”.
(RaiNews24)