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Procura di Trani: identikit dei giudici che sfidano i potenti della finanza

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Questo articolo si trova anche in edicola, nel numero di dicembre 2016 del magazine Wall Street Italia, edito da Brown Editore

ROMA (WSI) – Gli italiani amano le sfide impossibili e sono ancora più suscettibili al fascino dello scontro tra Davide e Golia. Per questo vedere una piccola procura di provincia sfidare il gotha della finanza assume i connotati della sceneggiatura cinematografica perfetta. Di fantastico però qui non c’è niente.

Da ormai cinque anni e mezzo le più importanti azioni legali contro i big dell’élite finanziaria mondiale partono dalla Procura di una piccola provincia del Sud d’Italia, situata nel lungo mare dell’Adriatico tra Bari e Foggia. Come mai? Per rispondere le strade percorribili sono due: o si crede alle accuse dei colleghi magistrati, convinti che i procuratori pugliesi siano degli esibizionisti spinti dal desiderio di acquistare fama e notorietà, o si fa affidamento alle statistiche.

Esse ci dicono che solo nel caso dell’inchiesta contro le agenzie di rating le altre procure hanno fatto la gara a parteciparvi. Quando invece c’erano di mezzo pesci grossi della politica e finanza italiana – come Draghi, Tarantola, Mussari – gli altri uffici situati presso tribunali più rinomati hanno voltato la testa dall’altra parte.

È il concetto espresso in sintesi da Elio Lannutti, presidente di Adusbef in un’intervista concessa a Wall Street Italia tre anni fa. In tutti i casi più importanti che hanno visto indagati grandi manager e personalità politiche, dalla manipolazione dei tassi Euribor, ai casi di American Express, Deutsche Bank e MPS – che in certi termini è lo scandalo più imponente a travolgere l’Italia dai tempi di Mani Pulite – gli altri magistrati molto più attrezzati non hanno mosso un dito.

Sono solo insinuazioni, ma corroborate da numeri e fatti. Vista la famigerata lungaggine dei processi in Italia, perché tutti i processi in corso si concludano – e venga cancellato ogni dubbio – bisogna aspettare diversi anni. Accontentandosi delle cifre a disposizione, emerge che le indagini condotte dalla procura di Trani contro i cosiddetti poteri forti non sono mai state campate in aria e hanno già incominciato a portare i primi frutti.

Nel caso di American Express, le indagini sulle carte di credito revolving si sono concluse con cinque persone incriminate per truffa. Tutte le altre sono ancora aperte e di macchia sul curriculum Trani ne ha solo una: l’inchiesta sulle presunte pressioni dell’allora premier Silvio Berlusconi su Agcom, aperta con troppa fretta e finita in una bolla di sapone.

L’ultima indagine in ordine di tempo condotta contro i grandi della finanza riguarda la prima banca tedesca. Con una rogatoria internazionale chiesta alla Germania, la procura della piccola provincia pugliese spera di ottenere il sequestro di importanti documenti che si trovano nella sede di Francoforte Sul Meno.

Deutsche Bank è sospettata di aver manipolato i mercati nella prima metà del 2011. I suoi rappresentanti lo avrebbero fatto tramite la cessione di titoli del debito pubblico italiani in portafoglio, per un valore intorno ai 7 miliardi di euro. A finire sotto il registro degli indagati sono stati l’ex presidente Josef Ackermann, gli ex amministratori delegati Jurgen Fitschen e Anshuman Jain, nonché l’ex direttore finanziario ed ex membro del board Stefan Krause e l’uomo che era a capo dell’ufficio rischi, Hugo Banziger.

Gli uffici presso il tribunale di Trani acquistano il diritto a seguire inchieste di questa valenza e portata per il semplice fatto che sono le prime a intraprendere la strada legale. Con la riforma del codice di procedura, la competenza territoriale viene infatti da qualche anno attribuita all’ufficio di prima iscrizione della notifica di reato. Se c’è un conflitto di attribuzione tra procure, prevale chi ha iscritto per prima il reato. Nel caso delle agenzie di rating, tutte le procure erano pronte ad intervenire. Ma in tutti gli altri evidentemente c’era qualcosa – o qualcuno – che teneva loro legate le mani.

MPS: “CRAC DI 15,4 MILIARDI LO SI DEVE A RAGION DI STATO E AMBIZIONI DI DRAGHI”

La denuncia sul caso derivati e acquisto di Antonveneta da parte di Mps – presentata come spesso avviene dalle associazioni dei consumatori – è stata recapitata a tutte le Procure d’Italia, ma solo i pm della procura pugliese hanno colto la palla al balzo. Nel farlo, evidentemente, i magistrati di Trani hanno ritenuto di avere in mano le informazioni necessarie per aprire un’indagine e poter arrivare a un vero e proprio giudizio.

Se c’è chi, anche all’interno dello stesso ordine della magistratura, ha motivo di credere che i pm pugliesi siano spinti dall’esigenza di inseguire la notorietà, per Lannutti si tratta, al contrario, di un “grande tentativo di insabbiamento di uno degli scandali più grandi della storia della Repubblica”.

“Una banca è stata pagata tre miliardi in più. Si dice che sono stati fatti rientrare capitali scudati, che ci sia di mezzo lo Ior e che ci siano state tangenti”, ma ciononostante non ci sono intercettazioni a disposizione.

“Tutte le indagini sulla posizione di Antonveneta portano a una omessa vigilanza di Draghi, Tarantola” e Bankitalia in generale. “I subprime erano già scoppiati. Quando Mussari (AD di MPS) voleva acquistare Antonveneta, Bankitalia aveva il dovere di non autorizzare l’operazione onerosa. Un nulla osta che porterà quella banca al crac” prevedibile, appunto per via del contesto economico sfavorevole.

Perché allora Draghi non ha voluto mettere i bastoni tra le ruote ai vertici di MPS? Secondo il leader dell’associazione a tutela dei consumatori non ha fatto nulla per non ledere altri e per la sua ambizione a diventare presidente della Bce. “Un crac di 15,4 miliardi di valore distrutto lo si deve alle ambizioni personali di Draghi e alla ragion di stato“.

“Abbiamo le intercettazioni telefoniche anche sui piccoli procedimenti e come mai su uno scandalo cosí devastante come questo del Monte Paschi non ci sono intercettazioni? Se non ci fosse stata la puntata di Report non ne avremmo forse mai saputo nulla”.

Lannutti si spinge oltre, indicando la presenza di “tutti gli estremi” per incriminare Giuseppe Vegas, presidente della Consob che ad agosto 2011 se ne lavò le mani nonostante avesse ricevuto l’esposto segreto ed estremamente dettagliato di una gola profonda intestina a MPS.

GUERRA TRA PROCURE: IN PUGLIA “ESIBIZIONISTI”

Anche la stessa Procura di Trani è finita sotto accusa per comportamento scorretto e non deontologico. Il Consiglio superiore della magistratura (Csm) ha aperto un fascicolo sulla “rete sospetta di conoscenze” del tribunale, e due magistrati, Antonio Savasta e Luigi Scimè, rischiano il trasferimento d’ufficio per via di una presunta “incompatibilità ambientale” . Il dossier parla di “intreccio di rapporti con avvocati e imprenditori“.

“Sono degli esibizionisti” è l’accusa che viene rivolta ai magistrati pugliesi da alcuni colleghi. Il Consiglio Super procuratore capo di Trani è Carlo Maria Capristo, ma a seguire le inchieste è pressoché costantemente il sostituto procuratore Michele Ruggiero, il quale ha coltivato con il tempo una spiccata passione per le faccende in materia finanziaria. A spingerlo sono probabilmente contemporaneamente il forte desiderio di difendere i diritti dei più deboli e dei consumatori, e la brama di conquistarsi una certa fama. Ruggiero non può parlare con i media per via delle inchieste in corso.

Il suo protagonismo, è noto, gli ha procurato qualche nemico non solo tra gli ambienti finanziari, ma anche in seno alla stessa magistratura. “C’è qualche iniziativa estemporanea dettata più dall’esigenza di inseguire la notorietà che da un coerente e responsabile esercizio dell’azione penale”, ha denunciato Michele Vietti, vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura. Le critiche vanno nella stessa direzione di quelle mosse del capo della procura di Milano, Edmondo Burti Liberati, il quale aveva lamentato una mancanza del rispetto della regola della competenza territoriale.

Le perplessità sollevate sono tali da aver spinto in passato il Comitato di presidenza del Csm ad aprire una pratica per ripensare la disciplina processuale di cui all’articolo 9 del codice di procedura penale e eventualmente apporre modifiche.

Ruggiero è il magistrato che si occupa in prima persona di reati finanziari ed è lui che ha aperto fascicoli e avviato le inchieste più grosse della procura di Trani. Da quella sulla vendita di prodotti derivati riconducibili a Mps negli anni 2009-2010 a quella sui prodotti dell’allora Banca 121 che vide indagato (e poi prosciolto) l’allora governatore Antonio Fazio. Nel mirino sono spesso finite anche le maggiori agenzie di rating al mondo. Tanto che del suo operato sono al corrente anche oltreoceano: su richiesta del Dipartimento di Giustizia Usa, che ha appena messo sotto accusa S&P per comportamento fraudolento, Trani ha inviato un fascicolo con 8.000 documenti.

Nelle indagini sui prodotti tossici messi sul mercato dal Banco di Napoli è stato il magistrato anziano Savasta – collaboratore di Ruggiero nell’ultima battaglia legale contro l’uso dei derivati da parte di Mps, Bnl del gruppo Bnp Paribas, Credem, Intesa Sanpaolo e Unicredit – a iscrivere fra gli indagati l’allora vicedirettore generale di Via Nazionale, Anna Maria Tarantola (prosciolta tre anni fa), insieme con altri sette dirigenti di Bankitalia. Nell’inchiesta a coordinare i due era il procuratore capo Capristo.

L’associazione Adusbef ha grande fiducia nelle competenze del sostituto procuratore Ruggiero, considerato “tra i massimi esperti nel perseguire i reati finanziari”. Ma a prescindere dalle capacità umane e dai dubbi sulla condotta dei magistrati, la domanda più importante da farsi è se la piccola Trani abbia i mezzi per sfidare i grandi della finanza.

TRANI HA I MEZZI PER SFIDARE GRANDI FINANZA?

I magistrati pugliesi hanno finora dimostrato di sapersela cavare nonostante la ristrettezza dei mezzi necessari per poter sostenere il peso di inchieste su temi kolossal, che coinvolgono istituti bancari e mercati di migliaia di miliardi di dollari. Sono stati sinora in grado di indagare con serietà di fronte ai big della finanza mondiale e probabilmente gli ostacoli maggiori li hanno incontrati invece in patria. Se si va a vedere quante inchieste sono state aperte, quante chiuse, quante persone denunciate, condannate e quante assolte, emerge per il momento un bilancio sono in parte positivo, che ad ogni modo non può ancora considerarsi  definitivo.

Le indagini contro le tre sorelle del rating hanno dato i loro frutti. Di recente il Dipartimento di Giustizia americano ha incominciato a preparare la strada per il lancio di un’azione civile contro l’agenzia Moody’s per i rating assegnati ai contratti derivati prima dello scoppio della crisi dei mutui subprime nel 2008. 

Adusbef e Federconsumatori fanno sapere in una nota che “saranno presenti con i propri presidenti all’udienza conclusiva” che si svolgerà il 15 dicembre e che vedrà il pm Michele Ruggero impegnato nella requisitoria finale di quello che le associazioni a tutela dei consumatori definiscono il “processo del secolo, mai intentato prima a questi padroni del Mondo”.

In precedenza, i magistrati di Trani avevano chiesto il rinvio a giudizio, con l’ipotesi di reato di manipolazione del mercato continuata e pluriaggravata, di cinque responsabili di Standard & Poor’s Londra e due di Fitch Italia, mentre avevano chiesto l’archiviazione per due manager di Moody’s. S&P ha sempre parlato di accuse “totalmente infondate” e ha messo in dubbio la competenza territoriale di Trani. Da parte sua Fitch ha definito la richiesta di giudizio “senza precedenti e infondata”. Nell’ambito delle indagini è stato sentito anche il governatore della Bce Mario Draghi.

I responsabili per l’Europa di Standard & Poor’s e Fitch sono accusati per aver dato valutazioni prive di elementi oggettivi e che contribuirono al balzo dello Spread tra i rendimenti decennali italiani e quelli degli omologhi tedeschi nello spazio di pochi mesi. A insospettire i magistrati è stato in particolare il rapporto pubblicato da S&P a settembre 2011 – due mesi dopo il primo ministro Silvio Berlusconi fu convinto a dimettersi. In quell’occasione il rating sulla qualità del credito italiano venne declassato a A da A+. In seguito finì ancora più in basso, a BBB+.

Si è chiusa invece con cinque richieste di rinvio a giudizio per truffa nell’ambito dell’inchiesta sulle carte di credito “revolving” di American Express sulle quali venivano applicati tassi di mora usurari. I rappresentanti legali della societa’ sono accusati di concorso in usura aggravata. È stata archiviata l’inchiesta sulle presunte pressioni svolte nel 2009 dall’allora primo ministro Berlusconi, perché venisse sospesa una puntata del programma Annozero condotto da Michele Santoro. L’inchiesta su Deutsche Bank e la vendita di Btp è ancora in corso.

PROFILO DI RUGGIERO: IMPAZIENTE E CAPARBIO

Dal curriculum di Ruggiero si intuisce che il magistrato pugliese non ha il dono della pazienza. In un’occasione e’ finito sotto processo disciplinare davanti al Consiglio superiore della magistratura per aver avviato un’inchiesta senza aver prima avvisato preventivamente il suo procuratore capo. Quest’ultimo era stato tenuto all’oscuro dell’iscrizione al registro degli indagati dell’allora premier Silvio Berlusconi, del commissario dell’autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Giancarlo Innocenzi e dell’allora direttore del TG1 Augusto Minzolini.

L’indagine riguardava le presunte pressioni esercitate dall’allora presidente del Consiglio al commissario dell’Agcom per porre un freno ad alcune trasmissioni televisive non gradite al premier, tra cui quella condotta dal conduttore Tv Michele Santoro.

Ruggiero non agisce mai solo e si avvale spesso e volentieri dell’appoggio della Consob. Tra i testimoni di nome convocati figurano ex ministri, la crème della crème dell’economia italiana e banchieri del livello di Draghi. A fine 2011, come riporta Il Corriere della Sera nel profilo più completo realizzato sinora sul magistrato pugliese, aveva persino programmato una missione negli Stati Uniti per raccogliere testimonianze sulle agenzie di rating e i loro eventuali conflitti di interesse presso il presidente della Sec – l’autorita’ di controllo dei mercati finanziari Usa – personalità di Wall Street ed economisti premio Nobel, tra i quali Paul Krugman.

Nell’indagine contro cinque istituti di credito – su cui pende l’ipotesi di reato di truffa e usura e con circa 60 indagati tra dirigenti e responsabili delle banche – sotto la lente di Ruggiero e il suo collega sono passati i comportamenti di alcuni ispettori della Banca d’Italia. I due pm stanno effettuando accertamenti per verificare l’operato di alcuni ispettori della Banca d’Italia che nel corso dell’attivita’ di controllo “avrebbero omesso di sanzionare le condotte (di Mps e Banco di Napoli) in danno della clientela”.

A finire nel mirino di Ruggiero e partner sono stati anche di recente i general manager di cinque banche – Barclays, Deutsche Bank, Hsbc, Rbs e Société Générale. Sono indagati insieme con sette trader di vari Paesi. L’accusa e’ di manipolazione del mercato interbancario perche’, anziche’ comunicare alle 17 di ogni pomeriggio il tasso di interesse al quale le banche si scambiavano il danaro, si mettevano d’accordo per alterare il valore del tasso stesso.

Non sono mancati nemmeno sequestri di una certa importanza. Da un’indagine partita dalla denuncia di un imprenditore di Corato che si era visto addebitare complessivamente 415.000 euro si e’ arrivati gia’ al sequestro preventivo di contratti swap del valore di oltre 220 milioni di euro. Nell’ambito dell’inchiesta i magistrati pugliesi vogliono inoltre fare chiarezza sull’ipotesi di manipolazione del tasso Euribor da parte di trader stranieri, al momento ancora senza indagati.

Per contattare l’autore: Twitter @neroarcobaleno; daniele@wallstreetitalia.com