ROMA (WSI) – E’ rivolta del Pd contro il premier Matteo Renzi: il partito si presenta sempre più frammentato, privo di una identità precisa, diviso in due fazioni, che però non solo non riescono a ricomporsi, ma neanche a dividersi e ad andare ognuna per la sua strada.
Romano Prodi, intervistato da Giovanni Minoli nel corso della trasmissione Mix24, in onda su Radio 24, ammette: “Perché quando ho vinto le primarie del Pd non ho fatto il mio movimento politico? E’ stato il mio vero errore, ma io ero entrato in politica per unire non per dividere. Non me la sono sentita di fare un partito che avrebbe potuto dividere, non unire”.
Una decisione mancata, accompagnata ora da un forte rimpianto. “Sì, sono pentito perché allora avrebbe avuto una grande efficacia”.
Affrontati nel corso dell’intervista diversi temi, tra cui anche quello della Grecia: “Varoufakis non è un dilettante perditempo. Però è stato una grande delusione: invece di stare ad Atene con il cacciavite, a fare i conti, lui andava in giro per il mondo a fare il divo. E a Bruxelles si sono irritati in un modo che lei non immagina neanche. Tensioni terribili”.
Quindi Varoufakis è commissariato adesso per far piacere alla Bce e a Draghi? “No, perché la Grecia deve concludere. La Grecia non esce dall’euro. No”.
Sull’immigrazione: “c’è una grande soddisfazione, se vede il New York Times di ieri, tutti rimpiangono il Mare nostrum, cioè l’Italia ce l’aveva fatta, aveva fatto una cosa seria, era un modello, ma l’Europa non l’ha voluto, insomma, l’ha preso in modo formale riducendo quasi a nulla, a un terzo del suo bilancio. Adesso ha riaumentato ma con dei limiti enormi alla sua fattibilità”.
Sul Jobs Act: “Il welfare è stata la più grande conquista” del ‘900, “noi lo difendiamo in modo debole”. Di fatto, “il Jobs act aggiusta qualche pezzo di questo ma il problema non è nel solo aspetto della durata o della temporaneità del lavoro, il problema sono le garanzie a tutte le parti sociali più deboli”.
“Non ci sono ancora abbastanza garanzie. La nostra società le sente meno che in passato, come tutte le società europee. Quando la Merkel dice che noi abbiamo il 7% di popolazione mondiale, il 20% della ricchezza mondiale e il 40% del welfare, e non possiamo andare avanti così, ecco un tempo si sarebbe detto noi dovremmo fare tutto per conservare il welfare. Ma è cambiato proprio il mondo”, ha detto Prodi.
Parla oggi anche l’ex sindaco di Bologna Sergio Cofferati, intervistato da Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università degli Studi Niccolò Cusano. [ARTICLEIMAGE]
L’ex leader della Cigl non è solo critico nei confronti di Renzi, ma anche verso la minoranza del Pd: ” Chi nel Pd non condivide la linea politica del partito dovrebbe cercare di essere coerente tra quello che dice e quello che fa. Se non si è d’accordo in Parlamento, poi non si può sempre votare a favore per ragioni che diventano sempre più difficili da comprendere. Anche con il coraggio di far cadere il Governo e di tornare a votare? Quando non si arriva mai fino in fondo i cittadini hanno la sensazione che si faccia una battaglia per ragioni diverse da quelle che sono state dichiarate e questo non va bene”.
A pochi giorni dalla Festa nazionale del Lavoro, Cofferati commenta: “Il Primo Maggio resta uno straordinario appuntamento per ricordare i problemi di chi lavora e di chi vorrebbe farlo ma non ha questa possibilità. Il Jobs act è una brutta legge, regressiva, toglie diritti alle persone. La flessibilità non ha mai risolto il problema del lavoro”.
“Se il Pd ha tradito il suo elettorato? Diciamo che non ha corrisposto a delle aspettative e soprattutto a delle esigenze che una parte dell’elettorato aveva manifestato sul tema dei diritti. Non amo la parola tradimento, ma lo scostamento tra i valori ai quali faceva riferimento il Pd e le politiche concrete che ha messo in atto è semplicemente clamoroso. C’è ancora un patto tra Renzi e Berlusconi? Lo vedremo, è giusto nutrire qualche sospetto. Il problema non è un dialogo con l’opposizione, ma la mancanza di trasparenza”.
Cofferati non risparmia critiche al premier Renzi. “Gli darei una grossa insufficienza. La situazione è difficile ma il governo non ha fatto le cose che andavano fatte per rilanciare l’economia. Mancano politiche di sviluppo, i numeri sulla disoccupazione, ad esempio, lo dimostrano. Da uno a 10 gli darei un 4, ma bisognerebbe suddividere il tutto per capitoli, perché ad esempio sul tema dei diritti gli darei anche di meno”.
Sulle condizioni in cui versa il Pd: “L’impressione che ho è che ci sia un abbandono progressivo da parte di tante persone. Persone che se ne vanno, senza dar vita ad altre organizzazioni, ma che semplicemente non si iscrivono, si chiudono in un isolamento, in una solitudine da cui poi sarà difficile farle uscire. Basti pensare a cosa è accaduto in Emilia Romagna, il calo verticale del tesseramento corrisponde ad un calo ancor più forte della partecipazione al voto. Il Pd si deve preoccupare seriamente”.