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PRODI, SCONTRO CON DE BENEDETTI

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(WSI) – L’esca il Professore la lascia cadere quasi subito. «Diventa un fatto normale, naturale e dire quasi familiare che io inizi dicendo care compagne e cari compagni. Vuol dire – esordisce Romano Prodi rivolto alla platea diessina – che abbiamo fatto molta strada insieme in questo anno, vuol dire che abbiamo lavorato bene».

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Ogni passaggio è accolto come un proclama. «Senza la vostra generosità e intelligenza politica non ci sarebbe l’Ulivo e non ci sarebbe la prospettiva di un governo unitario», spiega il candidato premier dell’Unione intervenendo alla seconda giornata della Conferenza programmatica della Quercia, e presenta l’appuntamento toscano come il «passaggio conclusivo di un cammino lungo». «Abbiamo fatto molta strada in questi anni – dichiara – abbiamo lavorato bene».

GELO SU DE BENEDETTI – Non manca un riferimento alla polemica del giorno. Già prima di entrare alla sala dell’Auditorium, il Professore aveva abbozzato un sorriso quando lo interpellano sull’intervista rilasciata da Carlo De Benedetti al Corriere della Sera. Benedetti dice largo ai giovani? «I rottami costano molto? No, non è un periodo che costano moltissimo i rottami», glissa Prodi. Che poi dalla tribuna fiorentina va oltre.

«Accetto volentieri l’aggettivo, straordinario, perché la situazione è straordinaria. Non accetto invece il sostantivo, amministratore, non perché non mi piaccia amministrare ma perché è bene usare per la politica il linguaggio della politica», spiega replicando all’Ingegnere che ha individuato proprio nell’amministratore straordinario il ruolo giusto per il Professore. Prodi – sempre sulla stessa questione, ricorda come (ed il riferimento è ovviamente a Berlusconi) sia stato ampiamente criticata «l’introduzione del linguaggio aziendale in politica». Allora- è l’invito del leader dell’Unione – «non facciamo lo stesso errore».

Un’uscita quella di De Benedetti che lascia freddo anche Veltroni. «Ma quale ticket? Io sono per l’abolizione dei ticket, a partire da quello sanitario…», spiega il sindaco intercettato, come Prodi, alla conferenza programmatica dei Ds. «Bisogna rispettare le opinioni altrui perché in Italia c’è libertà di espressione», osserva invece Francesco Rutelli.

QUOTE ROSA – Dal palco Prodi affronta la questione delle quote rosa. «Sono partito che non ero favorevole, ma dopo dieci anni che non si ottiene nulla…». «A questo punto – aggiunge il leader dell’Unione- serve qualcosa di straordinario…». Che cosa, esattamente, il Professore non lo dice. Ma, dopo aver manifestato comprensione per i «problemi» che le quote riservate alle donne possano riservare, rilancia: «Certo non possiamo accontentarci delle quote minime».

TAV NECESSARIA – Poi illustra la sua posizione sulla Tav. «Al di là di voci più intemperanti, sono convinto che dietro una protesta così forte ci siano delle motivazioni che vanno per lo meno ascoltate; per spiegare che l’opera è necessaria e capire quali cambiamenti sono compatibili con le loro esigenze, per riparare eventuali danni. Seguendo questa logica di dialogo e ascolto vogliamo governare», è la posizione espressa alla conferenza dei Ds.

RITIRO DALL’IRAQ – Prodi parla anche del rientro delle truppe dall’Iraq. «C’è la gara a chi se ne tira fuori prima – commenta – , quando vinceremo c’è il rischio che di truppe non ne troveremo più nessuna…». E ancora: «Non si può esportare la democrazia con la guerra e non ci sarà pace senza dialogo politico».

TORNARE AL MAGGIORITARIO – Infine torna ad attaccare il centrodestra che ha voluto cambiare il sistema elettorale reintroducendo il voto proporzionale. «Con questa legge elettorale – osserva Prodi – l’unità tra i partiti non è più necessaria. È una legge non solo ideata contro di noi ma contro il Paese per dividere lo stesso governo con la sua maggioranza». Quindi la promessa: «Se vinciamo le elezioni torneremo al maggioritario, non contro ma insieme all’opposizione».

IL BBCF DEL POLO – Per chiudere il suo intervento Prodi sceglie l’ironia su quanto sta accadendo nel centrodestra e per l’occasione conia il neologismo «BBCF», così chiama lo schema a quattro punte Berlusconi-Bossi-Casini-Fini. Segue un invito: «Al BBCF noi rispondiamo con l’Ulivo, con l’Unione e con la solidarietà e l’unità di tutti i democratici e i riformisti».

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