ROMA (WSI) – La previsione era facile: la copertura dell’abolizione della seconda rata Imu sulle abitazioni principali sta creando problemi, che potrebbero dare vita a una situazione paradossale se si decidesse di far pagare il tributo: nei comuni che deliberassero un aumento delle aliquote rispetto al 2012 (e hanno tempo per farlo fino al 30 novembre) per pagare solo la seconda rata 2013 i contribuenti finirebbero per sborsare di più di quanto versato lo scorso anno per l’intero balzello.
Un apparente controsenso che si potrebbe verificare ad esempio a Milano, dove se non venisse abolita l’imposta, come spieghiamo meglio in questa stessa pagina, il costo della seconda rata Imu 2013 sarebbe per una casa media più alto di 100 euro rispetto a quanto complessivamente pagato lo scorso anno.
Palazzo Marino ha previsto di portare l’aliquota sull’abitazione principale dallo 0,4% del 2012 allo 0,6% – il massimo consentito dalla legge – del 2013. Lo scopo è incrementare i trasferimenti statali a casse comunali esangui ed è la medesima operazione che stanno compiendo molti altri Comuni.
Non tutti stanno decidendo un passo radicale come quello milanese. Ad esempio la delibera 2013 del Comune di Bologna aumenta l’Imu sull’abitazione principale dallo 0,4% allo 0,5%, e su una casa con rendita catastale da mille euro pagando solo la seconda rata 2013 si verserebbero 404 euro a fronte dei 468 complessivi pagati nel 2013, ottenendo così un piccolo sconto che però appare insufficiente a far ripartire i consumi.
Ma come si spiegano conti come quelli che abbiamo fatto? Semplicemente: la seconda rata dell’Imu è pari al totale dovuto per l’anno detraendo l’importo pagato per la prima rata. La rata di giugno di quest’anno non è stata pagata, ma secondo le disposizioni doveva essere la metà dell’importo versato lo scorso anno e non il 50% dell’importo dovuto per il 2013 (impossibile a determinarsi perché non c’erano le delibere) e quindi dove il Comune decidesse un aumento di aliquota l’importo dovuto per il 2013 non sarebbe la metà dell’intera imposta ma una cifra più alta.
Il ritorno puro e semplice della seconda rata dell’Imu sull’abitazione principale senza correttivi o detrazioni per ora è solo un’ipotesi di scuola, anche perché metterebbe certamente a rischio la tenuta dell’esecutivo, ma certo la questione andrà risolta nel quadro di un ripensamento complessivo della fiscalità immobiliare come si delinea nella legge di Stabilità.
Il problema principale appare quello della Tasi, il nuovo tributo sui servizi indivisibili è una tassa piatta che rispetto all’Imu avvantaggia gli immobili di alto valore catastale; il guaio è che se si introducono le detrazioni diminuisce il gettito, se si alzano le aliquote la differenza con la vecchia Imu sull’abitazione principale non la coglierebbero i contribuenti che sono anche elettori… Un rebus che appare inestricabile e intanto il 16 dicembre, la data entro cui va versato il saldo dell’Imu, si avvicina a grandi passi.
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