Il Superbonus 110% è senza dubbio una delle misure più importanti introdotte dal governo italiano per rilanciare il settore dell’edilizia e dell’efficienza energetica. Questo strumento, che prevede un rimborso del 110% delle spese sostenute per lavori di ristrutturazione e riqualificazione energetica degli immobili, è stato introdotto inizialmente con scadenza fissata al 31 dicembre 2021. Tuttavia, la grande richiesta di informazioni e la complessità delle pratiche amministrative necessarie per usufruire del bonus hanno reso necessaria una proroga.
In questi giorni si discute molto in commissione Finanze alla Camera dei deputati riguardo al futuro del Superbonus 110%. In particolare, sembra sempre più probabile una proroga per le villette monofamiliari che andrebbe fino al 30 giugno 2022. Ad affermarlo è il relatore del decreto, Andrea De Bertoldi, che ha parlato di una “soluzione condivisa” tra le diverse forze politiche.
Ci sono tuttavia ancora alcune questioni aperte che devono essere risolte. Una di queste riguarda la scadenza per la comunicazione all’Agenzia delle Entrate della scelta di usufruire delle opzioni di cessione o dello sconto in fattura relative alle spese edilizie del 2022. Attualmente, il termine è fissato al 31 marzo, ma potrebbe essere prorogato o modificato in modo da consentire una maggiore flessibilità per i cittadini.
Inoltre, ci sono alcuni punti sui quali sembra essersi trovata una quadra, come l’esclusione dallo stop allo sconto in fattura e alle cessioni dei crediti per onlus, Iacp e barriere architettoniche, e i lavori di edilizia libera, che coinvolgono ad esempio infissi e caldaie. Tuttavia, resta ancora da trovare una soluzione per il problema dei crediti incagliati.
Cosa succede ai crediti congelati?
Le banche hanno esaurito la capienza fiscale per portare in detrazione I titoli acquistati e attulamente sono circa 19 miliardi i crediti sospesi. L’ipotesi di una compensazione con gli F24 presentati dai contribuenti agli sportelli bancari è stata bocciata dal Mef. Le ipotesi sul tavolo ora sono due. prima è quella di spalmare su dieci anni (e non più siu 5) il periodo durante il quale portare in detrazione le spese. La seconda è quella di convertire i nuovi crediti acquisiti in titoli pubblici.
Cosa può fare chi ha iniziato i lavori ma non ha concluso l’iter?
Per le spese sostenute nel 2022, bisognava inviare la comunicazione all’Agenzia delle Entrate della cessione dei crediti alle banche entro il 31 marzo. La soluzione proposta dal governo consente di inviare la comunicazione all’Agenzia prima ancora che ci sia la conclusione dell’accordo per la cessione del credito.
Quali lavori possono godere dello sconto in fattura?
Tra gli interventi ammissibili alla detrazione al 110%, e per cui si possono utilizzare sconto in fattura e cessione del credito, rientrano anche le varianti ai progetti presentate dopo il 16 febbraio 2023. L’emendamento all’esame della Commissione prevede che chi ha potuto accedere alle opzioni dello sconto in fattura e della cessione del credito, potrà continuare a farlo anche per quei nuovi lavori, stabiliti tramite variante alla Cila o deliberati dall’assemblea condominiale anche dopo il 16 febbraio 2023.
Cosa deve fare chi ha cambiato infissi o caldaia?
Per l’edilizia libera, cioè per gli interventi che riguardano, ad esempio, caldaie, infissi o per l’impianto fotovoltaico, non era richiesto alcun titolo abilitativo, tanto che diventava effettivamente difficile certificare l’avvio dei lavori. L’emendamento predisposto dalla maggioranza prevede che per attestare la data di inizio dei lavori sarà sufficiente il versamento di un acconto con bonifico parlante o due autocertificazioni (una del venditore e una dell’acquirente) relativamente all’esistenza di un contratto. In pratica, una sorta di ‘autocertificazione’.