Un convoglio di 89 camion si è prestato a una simulazione delle condizioni di traffico che si verrebbero a creare nel Kent britannico in caso di Brexit senza accordo. La cosiddetta “operazione Brock” ha avuto luogo lunedì 7 gennaio, partendo dall’aeroporto abbandonato di Maston, fino a raggiungere il porto di Dover, lo sbocco navale sulla Manica affacciato alla francese Calais.
In caso di hard Brexit la reintroduzione dei controlli doganali, infatti, comporterebbero una congestione del traffico la cui portata è stata simulata in questo test.
Allo stesso tempo, l’esercitazione potrebbe essere volta a lanciare un messaggio all’Unione Europea: “Siamo pronti ad andare fino in fondo con lo scenario No Deal”. La bozza di accordo Ue-Uk, strenuamente difesa dalla premier britannica Theresa May sarà votata dal parlamento la prossima settimana (forse il 15 gennaio). Il timore che la Camera bocci l’accordo non possono essere trascurate e varie frange del partito Conservatore sono convinte che esso sia sostanzialmente incompatibile con il messaggio espresso dal referendum.
Da un lato, “l’operazione Brock” è stata criticata come insufficiente a riflettere le vere condizioni di traffico in caso di No Deal Brexit. Dall’altro, l’ipotesi che si tratti di una dimostrazione di risolutezza all’Ue non sembra granché sensata. L’amministratore delegato della Road Haulage Association, Richard Burnett, ha detto che l’esercitazione “non può replicare la realtà di 4.000 camion che si troveranno all’aeroporto di Manston in caso di Brexit No Deal: è troppo tardi, questo processo doveva iniziare nove mesi fa”.
A criticare l’operazione politica è stata la parlamentare liberale Layla Moran, che l’ha definita una “farsa pagata dai contribuenti. L’idea che creare un falso ingorgo possa mostrare all’Ue che siamo pronti per un No Deal è semplicemente stupida“.