Roma – Qualche giorno fa, il governo aveva lanciato un chiaro allarme: “l’eventuale mancata conversione in legge del decreto legge di riordino delle Province comporterebbe una situazione di caos istituzionale“. Ma l’allarme è rimasto inascoltato e il risultato è che non ci sarà alcuna riorganizzazione delle Province in Italia.
Motivo: i troppi emendamenti e subemendamenti che sono stati presentati al decreto:” il destino di questi mesi è di perdere occasioni importanti – ha commentato Carlo Vizzini, presidente commissione Affari costituzionali – è stato fatto uno sforzo per trovare le condizioni complessive per approvare questo provvedimento atteso ma non è andato a buon fine”.
Dal canto suo il ministro della Pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi: “Il governo – ha commentato Patroni Griffi – ha fatto quello che poteva. Oggi ha preso atto della situazione”.
Nel suo studio, il governo aveva illustrato le conseguenze di una mancata conversione del decreto, avvertendo che ci sarebbe stata una lievitazione dei costi a carico dei Comuni e soprattutto delle Regioni e che alla fine sarebbero “rinate” 35 province.