ROMA (WSI) – Dopo quella di Berlusconi, ecco arrivare la proposta sciocca di Bersani, il quale, in tema di debito della pubblica amministrazione nei confronti dei propri fornitori, che ammonta a circa 100 miliardi di euro, dimostra di dare letteralmente i numeri.
Ma, ancora peggio, di non avere affatto la minima percezione del problema che, giova ricordare, ha già causato il fallimento di numerose imprese. Il leader del PD questa volta si è davvero superato e, con la sua proposta, rischia di gettare nell’oblio quella di Berlusconi a proposito del rimborso dell’IMU.
Infatti, egli avrebbe in mente un piano degno di una vera e propria rivoluzione copernicana (si fa per dire), in tema di pagamento delle forniture statali. Stando a quanto riportato da numerose agenzie di stampa, se il Pd dovesse andare al governo, secondo l’idea Bersani, lo Stato emetterebbe 10 miliardi di euro l’anno di titoli pubblici(BTP) per i prossimi cinque anni, esclusivamente dedicati al pagamento dei crediti commerciali delle imprese nei confronti della Pubblica amministrazione che, come sappiamo, ammonta a circa 100 miliardi di euro che si riferiscono a fatture arretrate che il governo non riesce a saldare per mancanza di soldi. In pratica, lo Stato ha usato i suoi fornitori come una banca.
Questo debito, ossia quello delle PA nei confronti delle imprese, è un debito occulto, poiché non viene rilevato nelle statistiche ufficiali di Eurostat. Quindi è un debito fuori dal perimetro del debito pubblico che da qualche mese ha sfondato quota 2000 miliardi di euro. In altre parole, secondo l’idea del PD, si vorrebbe far emergere questo debito emettendo BTP, allo scopo di favorire il pagamento di appena la metà in 5 anni del debito totale che la Pubblica Amministrazione ha con i propri fornitori. Insomma, si paga un debito con altro debito.
A parte il fatto che dal piano di Bersani mancherebbero comunque 50 miliardi da pagare e non si comprende come verrebbero saldati, emettere debito pubblico (BTP) per pagare il debito della pubblica amministrazione, ammesso che questo nuovo debito venga sottoscritto dagli investitori, significherebbe sfondare abbondantemente il muro del 130% del rapporto Debito/Pil, se non peggio.
Circostanza che, oltre ad avvicinare significativamente l’Italia verso i parametri greci, contrasterebbe abbondantemente anche con gli obblighi assurdi del Fiscal Compact che, come noto, dal 2014, impone all’Italia una riduzione del rapporto Debito/Pil, fino al 60% entro i prossimi 20 anni; in soldoni circa 50 miliardi all’anno.
Oltre alla questione appena enunciata, giova segnalare che il differimento della metà del debito della PA (50 miliardi su 100) in 5 anni, non sembra affatto conciliabile con l’entità della crisi che sta colpendo in maniera severa e profonda un numero crescente di aziende.
A tal proposito ci si dovrebbe interrogare su quante di queste aziende, nelle attuali condizioni, potranno sopportare un ulteriore dilazione in 5 anni della metà crediti vantati. Temo ben poche.
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