L’evasione fiscale e contributiva presente nel nostro Paese – pari, secondo i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, a circa 110 miliardi di euro all’anno – ammonta a poco più della metà degli sprechi, degli sperperi e delle inefficienze causate dal cattiva gestione della nostra Pubblica Amministrazione (PA) che, la CGIA, stima in oltre 200 miliardi di euro all’anno.
È una provocazione, quella lanciata dall’Ufficio studi della CGIA, che poggia sulla dimensione economica particolarmente significativa di due fenomeni molto sentiti dall’opinione pubblica.
Pertanto, nel rapporto dare/avere tra lo Stato e il contribuente italiano, a pagare il prezzo più elevato sarebbe quest’ultimo.
“Intendiamoci – fanno sapere dalla CGIA – nessuno può sostenere che l’evasione fiscale sia giustificabile perché la nostra Pubblica Amministrazione presenta un livello di efficienza relativamente basso. Ci mancherebbe. Se tutti pagassero il dovuto, avremmo più risorse per far funzionare meglio la macchina pubblica, garantendo così un livello superiore di giustizia sociale e di civiltà. Ma è altrettanto vero che se avessimo una PA con un livello di produttività e tempi di risposta a cittadini/imprese in linea con la media europea, probabilmente avremmo anche meno evasione, perché chi non paga sarebbe messo nelle condizioni di farlo” dicono dalla CGIA di Mestre, ricordando che l’efficienza della nostra spesa pubblica è un problema che ci trasciniamo da tempo immemorabile e rischia di esserlo anche nei prossimi 6 anni, quando “saremo chiamati a investire molte risorse pubbliche”.
Dei 210 miliardi di euro messi a disposizione dall’Unione Europea, 145 serviranno per realizzare gli investimenti aggiuntivi che, – nel 2026 – garantiranno, secondo il Governo, 3 punti percentuali aggiuntivi di Pil.
“E’ evidente che dovremo spendere le risorse assegnateci con il Next Generation EU con grandissima attenzione. Ma a maggior ragione lo dobbiamo fare ogni anno, quando siamo chiamati a spendere una cifra quattro volte superiore alle risorse europee che, invece, spenderemo in sei anni”.
Pubblica amministrazione a luci e ombre
Dalla CGIA tengono comunque a precisare che sarebbe scorretto generalizzare e non riconoscere, ad esempio, i livelli di eccellenza che caratterizzano molti settori della nostra PA. Come, ad esempio, la sanità, (in particolar modo nelle regioni centro-settentrionali), il settore delle telecomunicazioni, il livello di insegnamento e di professionalità presenti in molte Università/enti di ricerca e la qualità del lavoro effettuato dalle forze dell’ordine.
Detto ciò, l’Ufficio studi della CGIA ha raccolto i risultati di una serie di elaborazioni sulle inefficienze, gli sprechi e la cattiva gestione che a vario titolo caratterizzano la nostra Pubblica Amministrazione. In sintesi si evidenzia che:
- il costo annuo sostenuto dalle imprese per la gestione dei rapporti con la PA (burocrazia) è pari a 57 miliardi di euro
- i debiti commerciali della PA nei confronti dei propri fornitori ammontano a 53 miliardi di euro (Fonte: Banca d’Italia);
- il deficit logistico-infrastrutturale penalizza il nostro sistema economico per un importo di 40 miliardi di euro all’anno (Fonte: Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti);
- se la giustizia civile italiana avesse gli stessi tempi di quella tedesca, il guadagno in termini di Pil sarebbe di 40 miliardi di euro all’anno (Fonte: CER-Eures);
- sono 24 i miliardi di euro di spesa pubblica in eccesso che non ci consentono di abbassare la nostra pressione fiscale rispetto alla media UE (Fonte: Discussion paper 23 Commissione Europea);
- gli sprechi e la corruzione presenti nella sanità costano alla collettività 21,5 miliardi di euro ogni anno (Fonte: GIMBE);
- gli sprechi e le inefficienze presenti nel settore del trasporto pubblico locale ammontano a 12,5 miliardi di euro all’anno (Fonte: The European House Ambrosetti-Ferrovie dello Stato).