Il mondo guarda attonito agli eventi che stanno sconvolgendo in queste ore la Turchia. Fuga degli investitori, la borsa di Istanbul e la lira sprofondano, scontando il nuovo caos politico.
I social network sono bloccati: impossibile accedere nel paese a Facebook, Twitter, YouTube. Nel paese si consuma l’ennesima repressione orchestrata dal presidente Reçep Tayyip Erdogan. Nella notte, diversi raid hanno portato all’arresto di esponenti del partito di opposizione filocurdo.
Poco fa il tribunale ha confermato che sono scattate le manette per i due leader del partito filocurdo Hdp, Demirtas e Yuksekdagper, che erano stati fermati con l’accusa di propaganda per il PKK.
In totale, secondo quanto reso noto dal Washington Post, le manette sono scattate per 12 parlamentari, tra cui anche un altro leader senior del partito filocurdo, Idris Baluken.
Immediate le reazioni dell’Onu e dell’Unione europea, che hanno parlato di una decisione che “compromette la democrazia parlamentare in Turchia”, mentre i parlamentari esponenti del partito Hdp hanno definito l’operazione “la fine della democrazia in Turchia” e, nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta oggi a Istanbul, hanno accusato chiaramente Erdogan di star agendo “per far scivolare il paese in una guerra civile”.
Sui mercati gli investitori hanno venduto la Turchia a man bassa, con la lira turca che è scivolata al nuovo minimo record nei confronti del dollaro, pari a 3.16/$ e l’indice Borsa Istanbul 100 Index che ha ceduto -3,1%, chiudendo al minimo in due mesi.
La fuga degli investitori ha raggiunto livelli che non si vedevano dal colpo di stato del mese di luglio.