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Putin: Eurasia unita, “lo vuole Dio”

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Mosca – Dall’ex Unione sovietica nascerà una Unione economica per mettere a frutto l`eredità comune di decenni trascorsi come Paese unico, dalle infrastrutture alla lingua ancora oggi conosciuta da Brest a Vladivostok: il russo. Ne è convinto Vladimir Putin, che dice di guardare all`Ue in come modello a cui ispirarsi, ma anche per evitare gli errori fatti dai vicini europei.

“Dio ci ha ordinato di pensare all`integrazione”, ha dichiarato il presidente russo incontrando il meeting annuale del Valdai Club, forum di esperti di Russia organizzato da Ria Novosti. Lasciando intendere, però, che la cosa prenderà tempo, anche considerando i problemi che l`Ue sta attraversando.

“Sì, in parte guardiamo a cosa fanno in Europa, ma noi abbiamo i nostri tratti specifici. Tanto per cominciare, l`Ue deve fare i conti con 26 lingue”, ha argomento il capo del Cremlino, secondo cui “il russo come mezzo di comunicazione” è un incentivo oggettivo all`integrazione dell`area ex sovietica.

Tifoso dell`euro, anche perché dalle condizioni di salute dell`economia europea dipendono in non piccola parte quelle della Russia, alla luce della crisi dell`eurozona Putin frena sui progetti di Unione monetaria con la Bielorussia, da tempo sul piatto. “Prima dobbiamo elaborare un sistema perfetto, serve un meccanismo funzionante e sostenibile”.

Il pensiero è dichiaratamente all`euro, a suo avviso nato prematuro. “Mi pare che in Europa per questioni politiche abbiano fatto il passo più lungo della gamba e poi si sono ritrovati a non sapere cosa fare”.

Il primo miglio verso l`Unione economica desiderata da Mosca è l`Unione doganale con Bielorussia e Kazakistan, a cui l`Ucraina, però, non si decide ad aderire, temendo di allontanarsi troppo dal cammino di integrazione europea che vuole portare avanti, malgrado il gelo degli ultimi mesi. E senza l`Ucraina non ci sarebbe quel “naturale ponte verso l`Europa” necessario al progetto di Putin.

Così, intanto, la Russia prepara il terreno sul versante verso Est, quello dell`Asia centrale ex sovietica, corteggiando le repubbliche più povere con crediti e investimenti. Come nei casi del Tagikistan e del Kirghizistan: entrambi i Paesi hanno firmato di recente accordi per mantenere basi militari russe sul loro territorio.
(TMNews)