New York – Si respira un’aria stantia di Guerra Fredda. In risposta ad una legge Usa che vieta l’ingresso di cittadini russi legati all’affaire Magnitsky, da gennaio verra’ posto il divieto di adozione di bambini nati a Mosca per i cittadini americani. Amnesty International ha esortato i legislatori russi a respingere la legge, che oltre a vietare l’adozione di bambini russi da parte di cittadini degli Stati Uniti, prevede l’inasprimento delle restrizioni in materia di Ong.
Ma il cosiddetto disegno di legge Dima Yakovlev e’ stato presentato e approvato in ultima lettura alla camera bassa del Parlamento russo, la Duma di Stato, e dovrebbe pertanto entrare in vigore nel mese di gennaio, una volta approvato dal Consiglio della Federazione e firmato dal presidente.
La bozza prende il nome di Dima, un bambino russo che è morto per un colpo di calore nel 2008 in America, dopo che il padre adottivo statunitense lo aveva dimenticato in macchina nella calura estiva. Il padre è stato assolto dall’accusa di omicidio colposo.
La legge che vieta l’adozione dei bambini russi “non è amichevole”, è “spinta dalle emozioni” ma è “adeguata”, ha detto ieri il presidente russo Vladimir Putin rispondendo alla prima domanda della conferenza stampa di fine anno. Putin ha attaccato direttamente gli Usa, parlando di leggi che ricalcano il passato, quando da Washington arrivavano norme e provvedimenti antisovietici: “sono molto gravi e avvelenano le nostre relazioni“. Chiaro riferimento alla cosiddetta lista Magnitsky firmata la settimana scorsa da Barack Obama che vieta l’ingresso negli Usa di funzionari russi implicati nella morte del giovane avvocato russo in carcere a Mosca e, in generale, in gravi violazioni di diritti umani. “La reazione dei nostri parlamentari” non è volta a vietare le adozioni ma è provocata “dall’impunità” dei crimini commessi nei confronti dei bambini russi.
La lista Magnitsky o ‘Cardin’s list’, dal nome del senatore democratico americano che presentò per primo il progetto di legge, è comparsa in sede legislativa non solo negli Usa. Già Putin aveva minacciato una reazione “uguale e contraria” a quello che all’epoca era solo un disegno di legge a Washington. Tuttavia il parlamento olandese aveva legiferato prima degli Usa, disponendo sanzioni sulla questione Magnitsky.
In quello britannico e in quello canadese la proposta è in fase avanzata. Lo scorso 29 febbraio pure a Montecitorio è stata presentata, dal deputato radicale Matteo Mecacci, una mozione che richiama la legge statunitense. Mecacci è presidente della Commissione Democrazia, Diritti umani e questioni umanitarie dell’Assemblea parlamentare dell’OSCE.
In cima all’agenda i dossier energetici, su cui Mosca invita Bruxelles “a dimostrare saggezza”. A seguire una serie di questioni molto delicate: dalla crisi al Wto, sino alla “particolare attenzione” al conflitto in Siria. Vladimir Putin è a Bruxelles per il summit Ue-Russia, al via ieri sera. Ha aperto i lavori una cena informale con il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy e il capo della Commissione Ue José Manuel Barroso. Ed è accompagnato dai ministri degli Esteri Sergey Lavrov, dell’Energia Aleksander Novak e dello Sviluppo Ecomonico Andrei Belousov.
“Una parte strategica del nostro dialogo con l’Unione europea è la cooperazione nel settore energetico” si apprende dall’ufficio stampa del Cremlino. “La Russia è pronta ad approfondire la cooperazione in questo settore nella prospettiva di un unico sistema energetico in Europa”. Ma ovviamente Bruxelles non è esattamente allineata sulle posizioni di Mosca. Anzi il cosiddetto “Terzo pacchetto energia”, approvato dall’Unione Europea nel 2009, mira a liberalizzare i mercati dell’energia elettrica e del gas nell’Unione europea. Esso comprende sei atti legislativi che prevedono limitazioni per le imprese nella proprietà e nella gestione delle reti di trasporto di energia dall’esterno.
La Commissione europea sta quindi cercando di dividere l’attività di vendita e il trasporto del gas, al fine di aumentare la concorrenza, facendo entrare nel mercato nuovi operatori per ridurre i prezzi dell’energia. “Facciamo molto per migliorare la sicurezza energetica del continente”, proseguono dal Cremlino, difendendo la propria posizione. “Ci sono le forniture di gas sui due ‘binari’ con il gasdotto Nordeuropeo (il NordStream), mentre nel dicembre di quest’anno è stata saldata la prima falange del South Stream”.
La cerimonia, tenutasi il 7 dicembre, tuttavia provocò subito una stridente sottolineatura: il progetto “non è una priorità” perché non garantirebbe “la diversificazione delle fonti energetiche”. Questo almeno per Marlene Holzner, portavoce del commissario Energia Ue. “Accogliamo con favore tutti i nuovi gasdotti che rispettano la legge comunitaria, ma sosteniamo quelli che riusciranno a portare all’Ue gas proveniente dal Mar Caspio e dal Medio Oriente”.
Putin stesso, aveva ordinato di far partire la costruzione entro la fine del 2012, invece del 2013. Ma di fatto resta il problema delle autorizzazioni ambientali. E anche superato questo scoglio, “la posa delle tubature non potrà cominciare che nel 2014”, fanno sapere fonti del consorzio.
Forse anche a fronte di tutte queste difficoltà, è significativamente polemico l’approccio russo a questo viaggio. “Mosca e Bruxelles stanno collaborando attivamente sulla politica estera e sulla sicurezza. Oggi è difficile trovare temi dell’agenda di politica estera che non sono discussi tra la Russia e l’Unione europea, anche se non su tutti gli argomenti, i nostri approcci coincidono”. Inoltre la questione dell’abolizione del regime dei visti è ovviamente un priorità per Putin: “Sarà un potente ulteriore impulso ulteriore al riavvicinamento tra la Russia e l’UE”, dicono dal suo ufficio stampa.
Ma non tutti i 27 sono dello stesso avviso. In agenda Mosca ha posto anche “la discussione dei problemi dei diritti umani: l’attenzione dei partner sarà nuovamente attratta dalle continue violazioni dei diritti della minoranza russa nei Paesi Baltici e la glorificazione dei nazisti negli stessi paesi”.
E ancora nella prospettiva del G20, nel 2013 in Russia, il Cremlino aggiunge: “Ci auguriamo che l’Unione europea, con la difficile situazione nella zona euro e come uno dei principali ‘attori’ del Gruppo dei Venti, sostenga attivamente le priorità della nostra Presidenza”. Il tutto dopo che ieri Putin incontrando 200 giornalisti stranieri tra i 1200 in Conferenza stampa a Mosca, ha mostrato più volte ammirazione per (e soltanto per) la capacità cinese di attirare investimenti, per la sua stabilità e per lo sviluppo dei rapporti bilaterali con Pechino, definiti “a un livello di eccellenza senza precedenti”. Pochi giorni prima, Putin aveva spiegato le linee guida dei prossimi anni del suo terzo mandato al Cremlino: “Il vettore di sviluppo della Russia nel ventunesimo secolo è diretto verso Est”.