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Putin parla e il rublo torna a scendere

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MOSCA (WSI) – I mercati valutari non sono convinti dalle rassicurazioni di Putin. Il presidente russo ha detto ai 1.259 giornalisti internazionali presenti a Mosca che gli chiedevano un parere sulla svalutazione del rublo: “non definirei la situazione attuale una crisi, potete chiamarla come volete”.

La moneta è così tornata a scivolare dopo aver toccato i 63 rubli per dollaro al termine di una mini rimonta. In una seduta estremamente nervosa, il rublo ha guadagnato anche più del 2% in avvio prima di scivolare del -3% in concomitanza con la conferenza stampa del presidente russo.

Al momento il rublo è in progresso dell’1% sul dollaro, ma è chiaro che il tentativo di Putin di rassicurare i mercati è fallito.

Le prospettive per l’economia russa sono pessime: gli analisti e la stessa banca centrale di Mosca si aspettano che la sesta potenza economica al mondo sprofondi in una fase di recessione all’inizio del 2015.

Il crollo dei prezzi del petrolio e le sanzioni occidentali per il ruolo giocato dalla Russia in Ucraina stanno facendo sentire il loro peso enorme.

Da giugno la valuta russa ha perso oltre il 45% contro il dollaro e contro l’euro, nonostante le mosse a sorpresa e strette monetarie della banca centrale

A un certo punto per aver l dollaro sui mercai ci volevano 80 rubli e per avere un euro 100 rubli. La gente ha paura e fa le file agli sportelli del bancomat e al supermercato per ritirare rubli e scambiarli in dollari oppure per comprare beni di prima necessita prima che le aziende alzino i prezzi e il potere d’acquisto cada.

La crisi ha spinto il capo redattore di economia del Guardian, Larry Eliott, a dire che la Russia ha perso la guerra economica con l’Occidente.

La discesa della valuta va di pari passo con la caduta libera delle quotazioni del petrolio, che sono scese di più del 40% dai massimi di giugno.
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Putin ha tessuto le lodi delle azioni di governo e banca centrale. Tuttavia le previsioni della banca centrale sono per un prezzo del petrolio intorno ai 60 dollari al barile l’anno prossimo e per un’economica in contrazione del -4%.

Nonostante tutto, Putin ha smentito che ci sia la volontà di imporre controlli di capitale e di ostacolare le attività degli esportatori, che stanno guadagnando molto dall’abbattimento del valore del rublo.

Ma ad annunciare misure di emergenza è la banca centrale, che eviterà che le banche debbano andare a reperire nuovi fondi freschi per coprire perdite potenziali e che consentirà alle imprese di usare i tassi di cambio del trimestre precedente quando dovranno stabilire l’ammontare di capitale che necessitano per colmare le loro passività e incrementare il numero di aste valutarie (in cui vengono offerti dollari ed euro in cambio di un collaterale).

Sul primo punto, per scongiurare che le società colpite dalla svalutazione del rublo debbano varare aumenti di capitale, la banca centrale ha imposto una moratoria momentanea sulla valutazione negativa dei portafogli di titoli delle banche e altre organizzazioni non finanziarie che diminueranno la sensibilità degli investitori ai rischi di mercato.

La crisi ora potrebbe contagiare anche l’Europa. Anzi, ha già contagiato il sistema bancario del continente. La terza banca d’Austria, la Raiffeisen Bank, ha perso il 10,3% del suo valore dopo che la banca centrale russia ha alzato i tassi dal 10,5 al 17%.

Val la pena ricordare che è stato il fallimento della banca austriaca Creditanstalt’s, fondata dalla famiglia Rothchild, a provocare una crisi finanziaria di scala mondiale nel 1931, con tanto di bancarotte societarie e Grande Depressione.

In Francia, Societe Generale – una banca esposta per 25 miliardi di euro all’economia russa – ha perso il 6,3% del valore in Borsa. Se la crisi russa continua, e pare proprio che sarà così, le ripercussioni per l’Occidente e l’economia internazionale potrebbero essere drastiche. Il rischio di contagio è alto almeno quanto lo era nel 2008.

(DaC)