Economia

Qual è il valore della diversificazione?

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Quando si investe, uno dei consigli di base che si dà è la diversificazione. Vediamo in cosa consiste e perché è importante applicarla.

Cos’è la diversificazione

La diversificazione è uno strumento utile per gestire il rischio e far crescere gli investimenti nel medio-lungo periodo. Diversificare significa detenere diversi strumenti finanziari, titoli, asset class, afferenti a diversi paesi e settori. Al contrario, investire in un solo titolo una parte rilevante o l’intero portafoglio può comportare la perdita di gran parte o dell’intero capitale investito. Si possono altresì diversificare i fattori di rischio degli asset scelti, anche in base alla propensione al rischio rilevata dall’eventuale consulente finanziario interpellato.

Nella diversificazione bisogna anche tenere conto della correlazione, ossia dell’intensità delle relazioni tra due variabili, misurata dal coefficiente di correlazione (compreso tra un minimo di 0 e un massimo di 1). Quando le correlazioni tra due asset class sono inferiori a 1, significa che si ha una buona diversificazione nella performance. Il padre della diversificazione è stato l’economista Harry M. Markowitz, scomparso a 95 anni il 22 giugno 2023. Carlo Benetti, market specialist di Gam (Italia) sgr, ha evidenziato:

“Dal 1952 (anno di pubblicazione dell’articolo ‘Portfolio Selection’ di Markowitz, ndr) nessuno mette in dubbio che un portafoglio sapientemente diversificato abbassi il rischio complessivo degli investimenti”.

I vantaggi della diversificazione

Una recente ricerca condotta dal professore di finanza dell’Arizona State University Hendrik Bessembinder, pubblicata nell’aprile 2021 dal “Journal of Investing”, ha dimostrato il valore della diversificazione. Lo studio ha analizzato i rendimenti mensili di tutte le azioni ordinarie statunitensi scambiate sulle borse di New York e di America e sul Nasdaq dal 1926 al 2019. Anche se quasi la metà dei 25.782 titoli che sono esistiti in questo periodo di tempo sono durati 7 o meno anni, questo campione rappresenta comunque 2.524.849 rendimenti mensili individuali da luglio 1926 a dicembre 2015.

La ricerca ha dimostrato che gli azionisti che si sono assunti il rischio di investire nei mercati azionari statunitensi tra il 1926 e il 2019 sono stati ricompensati da un aumento complessivo della ricchezza di oltre 47.000 miliardi di dollari, rispetto a un benchmark di T-bill (o Treasury Bill, ossia i titoli del debito statunitense con scadenza a un anno o inferiore).

La maggior parte degli investimenti azionari ha portato a una diminuzione della ricchezza nel lungo periodo dei risparmiatori. La creazione di ricchezza si concentra in un numero relativamente esiguo di titoli ad alta performance. Bessembinder infatti ha scoperto che i rendimenti del mercato provenivano solamente da 86 titoli: il 4% del totale di 26 mila. Hanno ottenuto buoni rendimenti gli investitori che avevano in portafoglio alcuni di questi titoli, oltre alla stragrande maggioranza dei titoli le cui società hanno avuto risultati negativi o sono falliti.