NEW YORK (WSI) – In pochi sanno o si sono accorti che i titoli della Banca nazionale svizzera (SNB) sono tra i più richiesti in Borsa quest’anno: il prezzo ha visto un rialzo di quasi il 70% negli ultimi mesi, con l’istituto che ha toccato i massimi di sempre nei giorni scorsi (vedi grafico sotto).
Il titolo è salito da 1.100 franchi in luglio a 1.750 franchi ieri notte, per un rialzo del 60%. La cosa strana di una simile corsa dei titoli è che sta capitando in un momento in cui la Borsa svizzera è rimasta pressoché invariata. Ma nessuno ne parla, il che alimenta ancora più i dubbi sul soggetto che c’è dietro alla performance anomala dei titoli.
Ciò ha spinto il giornale elvetico Tagesanzeiger a chiedersi se per caso qualcuno non stia cercando di comprare la banca nazionale.
Ma come è possibile che una banca centrale possa finire nel mirino di qualche ricco investitore privato? Si, è possibile, se si pensa che al contrario delle altre banche centrali che sono detenute dai governi nazionali (non nel caso della Federal Reserve, ma negli altri casi si) la struttura societaria della Banca nazionale svizzera è alquanto insolita.
C’è lo zampino di un misterioso investitore?
Proviamo a fare delle ipotesi. Nell’organigramma della proprietà compaiono cantoni svizzeri, banche cantonali, imprese e privati. I cantoni detengono il 45%, il 15% è in mano alle banche cantonali e il restante 40% è del settore privato (aziende e singoli individui). Il governo non detiene nemmeno un titolo.
È molto difficile che dietro al balzo dei titoli ci sia una banca cantonale. Per azionisti e proprietari della Banca centrale svizzera, la situazione in termini di suddivisione del capitale azionario è rimasta invariata per anni.
Forse allora c’è un misterioso investitore privato che sta comprando i titoli in circolazione dell’istituto? Aziende straniere e altri singoli azionisti detengono il 15% dei titoli scambiati in Borsa. Il socio di maggioranza è un imprenditore tedesco, Theo Siegert, che è anche professore all’Università di Monaco di Baviera. Ha in mano il 7% della Banca nazionale svizzera, più di ogni cantone del paese, fatta eccezione per Berna.
Se l’acquirente misterioso fosse il socio con la quota di maggioranza, Siegert, lo si saprebbe però, dal momento che è obbligato annunciare alle autorità di regolamentazione il superamento della soglia del 10%.
La scalata non si può nemmeno spiegare con una caccia al dividendo, dal momento che il rendimento è sceso ai minimi di sempre, ben sotto l’1%. Ogni socio azionista riceve una cedola, che secondo la banca centrale ammonta a 15 franchi l’anno e non deve superare il 6% della quota in mano al beneficiario del dividendo. Comprare azioni in massa una scalata per garantirsi ogni anno un magro dividendo del genere non è credibile come ipotesi.
Esclusa la pista del takeover, vale la pena puntualizzare come la banca nazionale svizzera sia ormai considerata dai player di mercato come una stella nascenta dell’asset management. L’istituto centrale detiene mezza Wall Street. La Banca nazionale svizzera ha accumulato diverse azioni di colossi americani come Apple, Microsoft e Exxon Mobil.
La percentuale di azioni Usa in portafoglio è salita al 20%. La SNB detiene un numero maggiore di titoli Facebook del confondatore del social media Mark Zuckerberg. La proporzione di titoli Apple in mano all’istituto è gigantesca. La SNB è in poche parole una superpotenza azionaria americana. In questo modo, tuttavia, la banca nazionale svizzera rischia di creare la prossima bolla.