Le rate di un mutuo a tasso variabile sono diventate il problema primario delle famiglie italiane. Nel corso degli ultimi dodici mesi, gli importi sono aumentati radicalmente. Secondo un calcolo effettuato da Facile.it, rispetto all’inizio del 2022, complessivamente le rate sono aumentate di 273 euro: il 60%.
Ovviamente questo aumento non è uguale per tutti, dipende dal tipo di finanziamento che è stato sottoscritto. L’aumento di 275 euro è relativo ad un mutuo a tasso variabile dell’importo di 126.000 euro, da restituire nell’arco di 25 anni e sottoscritto nel corso del mese di gennaio 2022. Solo per avere un’idea di cosa sia successo nell’arco di un anno e mezzo, basti pensare che il TAN – il tasso – di partenza a gennaio 2022 era pari allo 0,67% ed era prevista una rata mensile pari a 456 euro. A seguito delle varie decisioni della Bce relativamente ai tassi, il TAN è arrivato al 4,67% a giugno 2023, con una rata pari a 731 euro: in altre parole il 60% in più rispetto a quanto pagato in origine.
I numeri dei tassi a mutuo variabile
Gli aumenti delle rate dei mutui a tasso variabile hanno messo in difficoltà le famiglie italiane. Nel mese di marzo, secondo quanto ha rilevato la Federazione Autonoma Bancari Italiani, i crediti deteriorati delle famiglie hanno raggiunto quota 14,8 miliardi di euro. Entrando ancora di più nel dettaglio siamo davanti a:
- 3,7 miliardi di credito al consumo non restituiti;
- 4,3 miliardi relativi ad altri prestiti;
- 6,8 miliardi di mutui non pagati.
Di questi quasi 15 miliardi di euro di rate non pagate, 5,7 miliardi di euro costituiscono delle sofferenze che non verranno più rimborsate.
Restringendo la nostra lente d’ingrandimento unicamente sui mutui, dei 6,8 miliardi di euro non rimborsati, 2,7 miliardi costituiscono delle sofferenze, mentre 3,4 miliardi sono delle inadempienze che si trasformeranno in sofferenza. 621 milioni di euro costituiscono delle rate scadute.
Il piano Abi per le famiglie con mutuo a tasso variabile
Questo è il motivo che ha portato l’Abi a diffondere una circolare con l’intenzione di promuovere presso gli istituti bancari delle misure che possano andare in favore delle famiglie con dei mutui a tasso variabile senza cap. L’intenzione è quella di tentare di attenuare gli impatti dell’incremento dei tassi di interesse sull’importo delle rate.
Le misure consistono:
- in un allungamento del piano di ammortamento dei finanziamenti per l’acquisto della prima casa;
- un ampliamento della platea dei potenziali beneficiari della rinegoziazione dei contratti di mutuo ipotecario, che è stata introdotta attraverso l’articolo 1, comma 232, della Legge n. 197 del 29 dicembre 2022. L’ipotesi è quella di ammettere anche i soggetti con reddito Isee più alto o un importo del finanziamento ipotecario più alto rispetto a quello previsto dalla legge;
- nella promozione della conoscenza presso la propria clientela della possibilità di ricorrere al Fondo di solidarietà per i mutui per l’acquisto della prima casa (il cosiddetto Fondo Gasparrini), al fine di sospendere – al verificarsi di specifici eventi – il pagamento delle rate del finanziamento.
Queste misure, sottolinea l’Abi, verranno realizzate su richiesta e d’intesa con quanti hanno deciso di sottoscrivere un mutuo a tasso variabile. Per accedere a queste misure non saranno previsti degli oneri e verranno erogate secondo le possibilità operative delle singole banche e compatibilmente con i limiti imposti dalla regolamentazione europea e le condizioni anagrafiche dei soggetti beneficiari.
Conviene o no?
Allungare la rata del mutuo conviene davvero? Spalmare il finanziamento su più rate è davvero conveniente? Quali sono i rischi a cui potrebbero andare incontro.
Le soluzioni proposte dalle banche non sono a costo zero per le famiglie e per le imprese. Nel momento in cui si va a modificare il piano di ammortamento di un mutuo ha un costo maggiore per i mutuatari. Questo è il motivo per il quale, secondo la Fabi, è necessario sensibilizzare la clientela sui risvolti economici dell’operazione che sta effettuando.
Prima di decidere se allungare la durata del mutuo o sospendere il pagamento delle rate, è opportuno valutare i maggiori costi che si andranno a sostenere, che variano in base all’importo, alla durata e alla tipologia di mutuo che è stato sottoscritto.
Questo è il motivo per il quale la Codacons ha sottolineato che
se da un lato è evidente che servano misure per contenere la crescita delle rate mensili e contrastare gli effetti delle decisioni della Bce che pesano come un macigno sulle tasche di chi ha acceso un mutuo a tasso variabile, dall’altro serve garantire che qualsiasi provvedimento in tema di mutui non si trasformi in una stangata sul lungo termine per le famiglie che avvantaggerebbe unicamente le banche. In tal senso chiediamo precise garanzie al Governo, affinché i provvedimenti allo studio sulle rate mensili non comportino costi aggiuntivi per i consumatori.