Società

Quanto perde la Rai se Sanremo va su altri canali televisivi

Con la recente decisione del Tar della Liguria che ha dichiarato illegittimo l’affidamento diretto alla Rai per le edizioni future del Festival (a partire dal 2026), si apre la possibilità che altri operatori possano entrare nel mercato. Si tratta di un cambiamento epocale che potrebbe portare a una competizione più intensa per i diritti di trasmissione e organizzazione del Festival, riducendo così il monopolio della Rai.

Significativi potrebbero essere i risvolti economici: la Rai potrebbe infatti affrontare significative perdite economiche se il Festival di Sanremo non rimanesse più esclusivamente sotto la sua gestione. Attualmente, il Festival rappresenta una fonte di entrate pubblicitarie considerevoli per l’emittente. Basti pensare all’edizione del 2024, anno in cui Rai Pubblicità ha raccolto per il oltre 60 milioni di euro.

Che cosa è successo

Ieri, 5 dicembre 2024, con la sentenza numero 843, il TAR della Liguria ha dichiarato come “illegittimo” l’affidamento diretto dell’organizzazione del Festival di Sanremo alla Rai. La sentenza richiede che il Comune di Sanremo avvii una gara pubblica per le edizioni future del festival, a partire dal 2026.
I giudici hanno sottolineato che l’intervallo di tempo necessario per predisporre gli atti di gara e organizzare l’evento non sarebbe compatibile con le tempistiche già fissate per il festival del prossimo anno. Nessun cambiamento dunque per l’edizione del 2025, prevista dall’11 al 15 febbraio, che si svolgerà come programmato sotto la gestione della Rai. Ma dal prossimo anno, dunque, le cose potrebbero cambiare.

Questo cambiamento rappresenta una significativa rottura con la tradizione, poiché la Rai ha gestito il festival per decenni.Il ricorso che ha portato a questa decisione è stato presentato da Sergio Cerruti, ex presidente dell’Associazione Fonografici Italiani e managing director dell’etichetta discografica Just Entertainment.

Cerruti ha contestato l’affidamento diretto alla Rai, dichiarando che: “L’affidamento diretto alla Rai non solo limita la concorrenza, ma non garantisce neppure la qualità necessaria per un evento di tale portata. È fondamentale che ci sia spazio per nuove idee e nuovi operatori nel settore musicale”.

La reazione della Rai

Non si è fatta attendere la reazione della Rai alla sentenza. L’azienda ha annunciato l’intenzione di presentare ricorso al Consiglio di Stato contro la decisione del TAR. Inoltre, ha chiarito che non ci sono rischi che il festival venga organizzato da terzi nel suo formato attuale e che la convenzione stipulata con il Comune per l’edizione 2025 rimane valida e operativa.
In un comunicato ufficiale, l’azienda ha affermato: “Ci opporremo con determinazione a questa decisione. Il Festival di Sanremo è un patrimonio culturale italiano e continueremo a gestirlo con la massima professionalità”.
Dal canto suo, il sindaco di Sanremo, Alessandro Mager, ha definito la sentenza “inaspettata” e “complessa”. In una conferenza stampa, Mager ha dichiarato: “Siamo preoccupati per le implicazioni future della decisione. Il Festival di Sanremo è fondamentale per la nostra città e per la nostra economia. Dobbiamo trovare un modo per garantire che continui a essere un evento di successo”.

Futuro incerto

Con questa sentenza, il futuro del Festival di Sanremo si trova a un bivio. La necessità di una gara pubblica potrebbe portare a un cambiamento radicale nella gestione dell’evento. Ciò potrebbe aprire le porte a nuovi operatori nel settore musicale, aumentando la competizione e potenzialmente migliorando la qualità della manifestazione. Tuttavia, resta da vedere come si svilupperanno i dettagli pratici della gara e quali operatori decideranno di partecipare.

Cerruti ha aggiunto: “Questa è un’opportunità per rinnovare il festival e portare freschezza nel panorama musicale italiano”. Tuttavia, resta da vedere come si svilupperanno i dettagli pratici della gara e quali operatori decideranno di partecipare.