ROMA (WSI) – La notizia dell’ultimo minuto, che Wall Street Italia e’ in grado di anticipare, e’ che il segretario del PD Pierluigi Bersani punta adesso su Franco Marini, come candidato del Partito Democratico e del centro-sinistra al Quirinale. L’ex presidente del Senato (ex DC, ex sindacalista ed ex leader della Margherita) non trova il favore di quasi nessuno, tra gli italiani, in quanto rappresenta l’Italia jurassica, la prima, e la seconda Repubblica, e le caste di sempre, che ci hanno portato allo sfascio attuale e alla recessione peggiore dal dopoguerra. La battuta a Roma e’: sono stati molto piu’ bravi i preti in Vaticano a eleggere un outsider serio e credibile come Papa Francesco.
Per questo la scelta di Bersani equivale al suicidio del PD, in vista delle prossime eventuali elezioni politiche. Tuttavia nel partito della sinistra (si fa per dire) solo Renzi pare si sia opposto alla candidatura di Marini, che i gruppi parlamentari discuteranno, dopo l’accordo trovato tra Berlusconi e Bersani. L’inciucio si e’ quindi consumato, le caste rivincono. La prima votazione per l’elezione del Presidente della Repubblica e’ prevista per domani alle 10:00. Se la Lega vota si’, Marini passa al primo turno.
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I parlamentari renziani non voteranno Franco Marini presidente della Repubblica. Lo dice lo stesso sindaco di Firenze a lastampa.it: “I nostri parlamentari non lo voteranno. Questa sera lo diranno con chiarezza al gruppo, noi non siamo franchi tiratori ma ci opponiamo a questa scelta alla luce del sole”, spiega Renzi confermando che stasera i gruppi parlamentari discuteranno l’accordo trovato tra Berlusconi e Bersani: “Come prevedevo l’accordo alla fine c’è stato e se ci sarà anche il voto della Lega possono farcela già al primo scrutinio”. Ma perché non va bene Marini? “Perché lo conosco – ha risposto Renzi – ve lo immaginate al telefono con Obama? A me sembra il meno adatto e lo voglio dire con chiarezza stasera. Ma se lo eleggeranno metterò subito la foto nella mia stanza perché ho rispetto per il presidente della Repubblica”.
A poche ore dall’inizio delle votazioni per la scelta del nuovo presidente della Repubblica, le febbrili trattative tra Pd e Pdl sembrano aver partorito l’accordo: il candidato dei due schieramenti sarebbe l’ex presidente del Senato, Franco Marini. Bersani: “Su di lui maggiori convergenze”. Berlusconi d’accordo: “E’ una persona seria”. Il Movimento 5 stelle, dopo il passo indietro di Gabanelli e Strada, punta su Stefano Rodotà.
22:01 Bindi: “Marini? Non è il mio presidente”
“Se Franco Marini fosse il presidente delle larghe intese, non sarebbe il mio presidente”. Lo ha detto la presidente del Pd, Rosy Bindi.
21:59 Serracchiani: “Marini è un errore gravissimo”
“L’accordo che sembra chiuso su Marini al Quirinale è una scelta gravissima”. Lo afferma l’europarlamentare Debora Serracchiani a Tgcom24, commentando l’intesa che si sarebbe raggiunta tra Pd, Pdl e Scelta civica. Secondo la Serracchiani, “questa sarebbe la vittoria della conservazione in un momento in cui avremmo bisogno di dimostrare coraggio, magari scegliendo una donna. A quanto pare, ci sono alcuni dirigenti che non resistono alla tentazione di consegnare il Paese a Berlusconi”.
21:49 Renzi: ” Marini? Pd l’ha fatto scegliere a Berlusconi”
Marini? “L’hanno fatto scegliere a Berlusconi, gli hanno presentato una rosa di nomi e hanno detto ‘scegli tu'”: così Matteo Renzi alle Invasioni Barbariche su La7. “Al Pd – ha aggiunto – servirebbe uno scatto di orgoglio”.
21:46 Scelta civica perplessa su Marini
I più perplessi sono i parlamentari legati a Italia Futura, l’associazione di Luca Cordero di Montezemolo. Ma anche altri esponenti di Scelta civica non hanno nascosto dubbi sull’opportunità di votare Franco Marini alla presidenza della Repubblica. E così, anche se ufficialmente nessuno si sbilancia, nel partito di Mario Monti ci si interroga su cosa fare di fronte al nome dell’ex presidente del Senato.
21:45 Berlusconi: “Marini è soluzione migliore”
“Crediamo che questa sia la soluzione migliore che in questo momento potessimo ottenere”. Lo afferma Silvio Berlusconi alla riunione dei gruppi del Pdl. “Marini è una persona che conosciamo da tempo, non ha militato nelle nostre file, ma viene dal popolo, lo conosciamo da tanto tempo come segretario della Cisl, sindacato legato alla Dc, sindacato capace e di buone autonomie. E’ stato presidente del Senato e con lui Schifani ha avuto degli ottimi rapporti”.
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E alla fine ha rinunciato Milena Gabanelli, la giornalista free lance scelta dagli elettori del Movimento 5 Stelle come loro prima scelta per il Quirinale.
In una lettera al sito del Corriere della Sera, anche se non esplicitamente, la conduttrice di Report scrive che continuera’ a fare il suo lavoro: “Io sono una giornalista da 30 anni e ho cercato sempre, in buona fede, di fare il mio mestiere al meglio”.
A questo punto il nome che il Movimento creato da Grillo e Casaleggio dovrebbe fare e’ quello di Gino Strada, arrivato secondo alle Quirinarie. Ma il fondatore di Emergency ha gia’ annunciato che non accettera’. “Dopo la rinuncia di Milena Gabanelli e Gino Strada ho chiamato Stefano Rodotà che ha accettato di candidarsi e che sarà il candidato votato dal M5S”. Lo annuncia ha annunciato Beppe Grillo su twitter.
CHE IL CANDIDATO M5S SAREBBE STATO RODOTÀ, WSI LO AVEVA GIÀ ANNUNCIATO
Il nome per l’elezione del Presidente della Repubblica che il Movimento 5 Stelle fara’ diventa di diritto Rodotà, politico che da sempre si e’ battuto in difesa dei diritti civili e umani, un’espressione molto valida di garanzia della carta fondamentale della Costituzione, anche se con una storia ‘schierata’, vicina alla sinistra e ai movimenti.
Il nome mette in seria crisi il PD, che si trova a ruoli ribaltati rispetto alla situazione scomoda in cui si era venuto a trovare il Movimento 5 Stelle quando per la presidenza del Senato si trovo’ a dover scegliere tra l’ex seconda carica dello Stato Renato Schifani (PdL) e il magistrato rispettato Pietro Grasso.
Intanto si parla di un accordo tra Bersani, Berlusconi e Monti per scegliere Amato, D’Alema o un terzo asso a sorpresa che potrebbe essere il presidente di Bankitalia Ignazio Visco o il costituzionalista Sabino Cassese, amico di Ciampi e Napolitano. Ma sono solo voci.
Il leader del PD Pier Luigi Bersani sta lavorando a una larga intesa ma il tempo stringe. La prima votazione sara’ domani alle 10 della mattina. Se le prime tre tornate elettorali a seduta unificata di Camera e Senato dovessero concludersi con un nulla di fatto, il nome per il successore di Giorgio Napolitano sara’ scelto a maggioranza assoluta e non serviranno piu’ i due terzi della maggioranza. Alla seduta partecipano anche tre delegati per ogni regione, rappresentati a stragrande maggioranza da PD e PdL (23 e 24 seggi rispettivamente).
A una parte dei giovani del PD e a Sel il nome di Rodota’ piace e potrebbe aprire la strada a un’ipotesi di governo insieme al Movimento 5 Stelle. I franchi tiratori, intanto, riscaldano le pallottole.
Nel 2012 nel silenzio generale l’Italia ha assistito alla manomissione di alcuni importantissimi articoli della Costituzione, in particolare l’articolo 81 con l’introduzione del pareggio di bilancio. Allora Rodota’ scrisse che “con una battuta tutt’altro che banale si e’ detto che la riorma dell’articolo 81 ha dichiarato l’incostituzionalita’ di Keynes”.
LA LETTERA INTEGRALE DI MILENA GABANELLI:
Mi rivolgo ai tanti cittadini che hanno visto in me una professionista sopra le parti e quindi adeguata a rappresentare l’inizio di un cambiamento nel Paese. Sono giornalista da 30 anni e ho cercato sempre, in buona fede, di fare il mio mestiere al meglio; il riconoscimento che in questi giorni ho ricevuto mi commuove, e mi imbarazza.
Certamente non mi sono mai trovata in una situazione dove sottrarsi è un tradimento e dichiararsi disponibile un segno di vanità. Forse non si sta parlando di me, ma dell’urgenza di dare un volto a un’aspettativa troppo a lungo tradita.
Che io non avessi le competenze per aspirare alla Presidenza della Repubblica mi era chiaro sin da ieri, ma ho comunque ritenuto che la questione meritasse qualche ora di riflessione. E non è stata una riflessione serena.
Quello che mi ha messo più in difficoltà in questa scelta è stato il timore di sembrare una che volta le spalle, che spinge gli altri a cambiare le cose ma che poi quando tocca a lei se ne lava le mani. Il mio mestiere è quello di presentare i fatti, far riflettere i cittadini e spronarli anche ad agire in prima persona. Ma quell’agire in prima persona è tanto più efficace quanto più si realizza attraverso le cose che ognuno di noi sa fare al meglio.
Io sono una giornalista, e solo attraverso il mio lavoro – che amo profondamente – provo a cambiare le cose, ad agire in prima persona, appunto.