Economia

Quota 100 al via: come funziona, dall’Ape social all’opzione donna

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Al via la riforma pensioni del governo giallo-verde con l’introduzione di quota 100.  Dopo molta attesa ieri in serata il Consiglio dei Ministri, presieduto dal premier Giuseppe Conte, ha varato il “decretone” che prevede reddito di cittadinanza e quota 100. Soffermandoci sulla riforma previdenziale, oltre a quota 100 le misure cardine che vengono approvate sono: opzione donna, Ape sociale, Tfr/Tfs per i dipendenti del pubblico impiego, fino alla possibilità di andare in pensione già a 62 anni. Vediamole nel dettaglio.

Quota 100: come funziona

Quota 100 viene introdotta in misura sperimentale per un triennio, dal 2019 al 2021 per una platea di 1 milione di pensionati e con un investimento di 22 miliardi di euro. Si potrà accedere alla pensione anticipata a 62 anni di età e 38 di anzianità contributiva senza nessuna penalizzazione sull’assegno. L’accesso alla pensione avverrà:

  • il 1 aprile 2019 se si maturano i requisiti entro il 31.12.2018 per i lavoratori privati
  • dopo tre mesi se si maturano i requisiti dal 1 gennaio 2019 sempre per i privati
  • dal 1 agosto 2019 per i lavoratori pubblici che maturano i requisiti allentrata in vigore del decreto
  • dopo sei mesi se si maturano i requisiti a partire dal 1° febbraio 2019 (lavoratori pubblici)
  •  1° settembre in linea con l’inizio dell’anno scolastico (lavoratori Scuola ed Afam)

Tra le novità si prevede lo stop agli scatti di età visto che la pensione non sarà legata all’aspettativa di vita. È possibile cumulare periodi assicurativi presenti su più gestioni e la pensione non è cumulabile con redditi da lavoro dipendente o autonomo, mentre è cumulabile con redditi da lavoro occasionale (5mila euro max). Per accedere a quota 100 i dipendenti pubblici devono dare un preavviso di sei mesi.

È possibile andare in pensione in anticipo con 42 anni e 10 mesi di contributi, se uomini, e con 41 anni e 10 mesi di contributi, se donne. Maturati i requisiti, i lavoratori e le lavoratrici percepiscono la pensione dopo tre mesi. Inoltre le lavoratrici a 58 anni se dipendenti e 59 se autonome con almeno 35 anni di contributi al 31/12/2018 possono andare in pensione.

Ape sociale

Prorogato fino al 31 dicembre 2019 anche l’Ape sociale, l’anticipo pensionistico previsto per alcune categorie di lavoratori, al raggiungimento di almeno 63 anni di età e un’anzianità contributiva di 30 o 36 anni, a seconda dei casi, con bonus di un anno per figlio (max 2) per le lavoratrici.

TFS

Ci sarà subito la liquidazione per il settore pubblico, 30 mila euro cash”, come ha detto il ministro Salvini, aggiungendo che “non ci saranno costi per i lavoratori”. Così per tutti i pensionati pubblici che accedono o meno a quota 100, ci sarà la possibilità di avere subito (ora si aspettano 2-3 anni) l’anticipo di fine rapporto fino a 30.000 euro.

Opzione donna

Ritorna per le donne la possibilità di andare in pensione con uno sconto sui requisiti minimi a fronte però del calcolo dell’assegno con il sistema contributivo invece di quello misto. Possono accedere all’opzione donna, le lavoratrici che entro il 2018 hanno accumulato almeno 35 anni di contributi e 58 anni di età se dipendenti o 59 anni se autonome. Il taglio della pensione può arrivare al 40%, ma scrive Il Sole 24 Ore che ha effettuato le prime simulazioni, una decurtazione nell’ordine del 25% è molto probabile.

Per esempio una dipendente pubblica nata nel 1960 e con 36 anni di contributi accumulati al 2018, sfruttando l’opzione donna quest’anno potrebbe ricevere una pensione lorda annua di 11.750 euro, oppure continuare a lavorare fino al 2024 e accedere alla pensione anticipata con un importo di 19.780 euro.

Pace contributiva

In via sperimentale fino al 2021 è poi prevista la possibilità di riscatto dei periodi non coperti da contribuzione successivi al 1996. Così si potrà recuperare fino a 5 anni con un massimo di 60 rate e oneri detraibili (deducibili se paga l’azienda) con in più una agevolazione per il riscatto laurea per gli under 45.