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(WSI) – Il greggio che era sceso a 55 dollari il barile in novembre è tornato a 60, con l’arrivo di un freddo particolarmente intenso. I paesi dell’Opec che si riuniranno lunedì in Kuwait, pertanto, non avranno bisogno di restringere l’offerta per sostenere il prezzo. Le quote di produzione attuali appaiono loro un eldorado. Infatti sono prossime al tetto della capacità produttiva, perché il milione e mezzo di barili aggiuntivi che i paesi Opec potrebbero attualmente produrre consistono di greggio ricco di zolfo, che con le attuali regole ecologiche non è facile raffinare e che, comunque, richiederebbero impianti di raffinazione di tecnologia avanzata non particolarmente diffusi.
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Il prezzo di 60 dollari è il doppio di quello di 30 che costituiva sino a due anni fa il livello di guardia sotto cui l’Opec avrebbe ristretto le quote di produzione (al di sotto del volume fisiologico su cui essa, attualmente, si trova). Ma i paesi consumatori sono riusciti ad assorbire questo rincaro senza apparenti crisi. L’Europa arranca, ma non ha ridotto i consumi, e ha un’inflazione che non supera il 2,5 per cento. Gli Usa e la Cina hanno tassi di crescita del Pil eccezionali nonostante il caro petrolio. E anche l’India e gli altri paesi emergenti sono in crescita. Ma se l’alto prezzo non ha compresso la domanda con effetti drammatici, ha però suscitato una nuova offerta. In parte essa ha luogo in paesi Opec oramai tiepidi sul cartello come la Libia, oltreché in Arabia Saudita. In totale 1,4 milioni di barili.
Ma sono i paesi non Opec che l’anno prossimo presenteranno il maggior incremento di produzione. Almeno 1,6 milioni di barili aggiuntivi. 250 mila della Bp nel golfo del Messico ritardati dagli uragani di quest’anno, altri 250 mila della Shell, da “off shore” della Nigeria. E poi l’espansione della produzione russa ritardata dalla vertenza Yukos. Poiché la crescita della domanda è calcolata in un milione e mezzo di barili, si riproporrà il problema delle quote e del prezzo di equilibrio. Scartati i mitici 30 dollari, l’Opec potrebbe attestarsi su quota 50. Ma è oramai chiaro che i paesi consumatori debbono cercare altre fonti di energia, che a 50 dollari sono estremamente convenienti.
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